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Giuseppe Mazzini (1805-1872)

Quel che non ci hanno mai raccontato: da Mazzini e Cavour fino ai giorni nostri, conoscere davvero la massoneria

Ci hanno sempre raccontato, sin da quando eravamo bambini, della nobile figura di Giuseppe Mazzini, decisiva alla nascita dello Stato unitario italiano. Così abbiamo studiato sui libri di scuola. 

Mazzini vi viene descritto come un patriota, oltre che sicuramente politico, filosofo e giornalista italiano. Fu esponente d’eccellenza del patriottismo del Risorgimento Italiano.

Descritto anche come «fervente repubblicano e democratico», secondo l’Enciclopedia dei ragazzi (2006) Treccani, «fu la personalità che, più di ogni altra, lottò per l’indipendenza degli Italiani dalla dominazione straniera e per la loro costituzione in uno Stato unitario». E ancora: «Si batté strenuamente per la conquista di Roma, considerata il simbolo dell’unità nazionale».

«All’Italia rinata spettava il compito di fondare una Terza Roma, dopo quella dei Cesari e dei papi, avente la missione di propagandare la fratellanza e la libertà universali. Reagendo agli insuccessi cui andò incontro l’azione sua e dei suoi seguaci, Mazzini nel 1834 fondò in Svizzera la Giovine Europa per favorire in tutto il continente le lotte dei popoli oppressi, convinto che la libertà dell’Italia avrebbe potuto essere salvaguardata unicamente da quella degli altri paesi europei».

Secondo quanto ci riporta poi Wikipedia, Mazzini ebbe per il papato parole di fuoco, definendolo “la base d’ogni autorità tirannica” per il ruolo avuto nella storia umana e italiana.

E gli elementi per vedere la sua figura sotto una luce decisamente positiva ci sono tutti, dalla lotta per la liberazione dei popoli oppressi, alla fratellanza e libertà universali, al contrasto allo strapotere papale.

E dunque, la mira alla caduta dello Stato Pontificio, del potere temporale dei papi e della loro tirannia a favore di un’Italia unita.

Ed un’Europa finalmente unita sotto l’egida della libertà e della fratellanza universali.

Questi concetti ancora oggi li sentiamo ripetere incessantemente non appena si  accenna a parlare di Europa.

Certo, ci siamo anche convinti profondamente che lo Stato deve rimanere laico, così come lo vedeva Mazzini, perché il potere temporale affidato ai papi ha soltanto danneggiato e tiranneggiato il popolo italiano nei secoli.

Ma di Giuseppe Mazzini ci è stato detto veramente tutto? Chi era l’uomo chiave, ma non certamente l’unico, che diede inizio a quel processo di riunificazione dell’Italia e della successiva laicizzazione dello Stato, mentre la Chiesa veniva spogliata dei suoi beni e il pontefice confinato in Vaticano?

Cominciamo con una domanda. Mazzini, oltre che patriota, fu per caso anche un massone?

Wikipedia ci dice, ad esempio, che «verosimilmente Mazzini, a differenza di altri celebri personaggi dell’epoca, come Garibaldi, non sia mai stato affiliato alla massoneria, anche se questa ha ripreso molti degli ideali mazziniani, simili ai suoi.

La principale obbedienza italiana, l’unica attiva all’epoca di Mazzini in Italia, il Grande Oriente d’Italia, afferma l’impossibilità di provare l’appartenenza di Mazzini, che pure ebbe influenza nella società, anche se non partecipò mai alla vita dell’associazione, occupato com’era nella causa della “sua” società segreta, la Giovine Italia. In effetti Mazzini fu carbonaro, ma la Carboneria fu presto distinta dalla massoneria.

Indro Montanelli afferma invece che probabilmente Mazzini fu massone [cfr. La stanza di Montanelli – L’unità d’Italia e la Massonerian.d.r.]. Dello stesso parere è Massimo Della Campa, che in una “Nota su Mazzini” fa riferimento al libro dell’ex-Gran Maestro del grande Oriente d’Italia Giordano Gamberini, Mille volti di massoni (Ed. Erasmo, Roma, 1976), che a p. 119 scrive a proposito di Mazzini:

“Iniziato nel 1834 a Genova, secondo G. Fazzari e F. Borsari (Luce e concordia, 1° giugno 1886, dispense 3 e 4, pag. 23, colonna III). Ricevette dal Fr. Passano il 32° grado del R.S.A.A., necessario per corrispondere in Carboneria al livello di Vendita Suprema, nelle carceri di Savona. Con decreto del S. C. di Palermo il 18 giugno 1866 ricevette l’aumento di luce al 33° grado e la qualifica di membro onorario del medesimo Supremo Consiglio. Fu membro onorario delle LL. Lincoln di Lodi e Stella d’Italia di Genova. Scrivendo a Logge, Corpi rituali e Fratelli usò sempre i segni massonici. […] Nessun contemporaneo mise mai in dubbio l’appartenenza di Mazzini alla Massoneria”».

E se così scrive Wikipedia, salvo poi tentare di fare retromarcia citando una smentita dello stesso Mazzini, riporto qui un testo molto interessante che insolitamente mi è capitato fra le mani: ne è autore il dott. Franco Adessa, per il mensile Chiesa Viva, n° 386, anno 2006, dal titolo “Conoscere la massoneria”.

Ne riporto qui la maggior parte, lasciando il resto a chi volesse ulteriormente approfondire.

In una sua lettera a Giuditta, Mazzini scrive: «Vorrei tanto mostrare affetto agli uomini, cioè di far loro del bene, ma non voglio più vederli. Sono malato moralmente – ho convulsioni morali come altri possono avere convulsioni fisiche – ci sono momenti in cui vorrei voltolarmi per terra e mordermi come un serpente (…). Porto un odio per gli uomini! Se tu potessi vedere il riso satanico che porto per essi sulle mie labbra! (…)»1.

«È curioso osservare l’atteggiamento di Giuseppe Mazzini nei riguardi anche di certi altri personaggi, come ad esempio, il poeta inglese Swinburne: egli, infatti, “assunse in un certo senso la direzione spirituale dello Swinburne e non tralasciò mai di dare al poeta l’impressione di sorvegliarlo attentamente”2, cosa in sé priva di particolari connotati se John Ruskin – il teorizzatore britannico dell’avvento di una società socialista autoritaria – a commento della tragedia “Atalanta in Claydon”, composta dal giovane poeta inglese, non avesse profferito questo giudizio inquietante: “la cosa più stupenda che un giovane abbia mai fatto: per quanto egli sia un giovane demoniaco”»3.

Ecco come Giuseppe Mazzini imparò a sputare su Cristo: il conte Cherep-Spiridovich, nel suo libro “The Secret World Government”, scrive:

«Karl Rothschild, l’anima della misteriosa e anti-cattolica “Alta Vendita”, prima di lasciare l’Italia, vi stabilì un suo cugino, Nathan Rothschild, per continuare il suo lavoro satanico di trasformare i patrioti italiani in anarchici e atei.

Questo “pig” (maiale) comprò un palazzo con una “Cappella” del cui altare fece una latrina per i suoi massoni. Il fare di un Sacro Altare una latrina entusiasmava i veri massoni, così, il satanista Nathan Rothschild scoprì Mazzini e gli “insegnò” a “sputare” su Cristo, come del resto faceva suo figlio Ernesto Nathan»4.

Adriano Lemmi, quindi, non aveva dimostrato molta fantasia quando Domenico Margiotta ci racconta che, fatto affittare al Grande Oriente d’Italia il palazzo Borghese, a Roma, per la sua elezione a Supremo Pontefice della Massoneria Universale «Lemmi fece costruire le latrine del Supremo Consiglio al di sopra della Cappella particolare, facendo dirigere lo scolo delle materie fecali sull’altare medesimo!(…). Vi furono delle proteste e l’architetto, a causa dell’igiene dovette disporre le latrine altrimenti. Ma Lemmi, allora, immaginò un’altra nefandezza: fece collocare nelle latrine un Cristo Crocifisso col capo in giù, e al di sopra fu incollato, per suo ordine, un cartello portante queste precise parole: “Prima di uscire, sputare sul traditore! Gloria a Satana!»5.

Scaduto il contratto d’affitto del palazzo Borghese, il “Corriere Nazionale” di quel tempo riportò che l’incaricato d’affari della famiglia Borghese, nel riprendere possesso del palazzo, si trovò davanti ad una porta chiusa che non fu potuta aprire se non sotto minaccia d’invocare la forza pubblica per sfondare la porta. Essa era stata trasformata in un tempio satanico! Il giornale ne fece questa descrizione: «I muri erano coperti di damasco rosso e nero; nel fondo vi era un grande arazzo sul quale spiccava la figura di Lucifero. Lì vicino, era una specie d’altare o di rogo; qua e là dei triangoli ed oltre insegne massoniche. All’intorno, erano collocate delle magnifiche sedie dorate aventi ciascuna, sopra la spalliera, una specie di occhio trasparente e illuminato da luce elettrica. Nel mezzo di questo tempio vi era qualche cosa somigliante ad un trono»6.

«Quando i massoni italiani, il 22 giugno 1883, scoprirono un monumento al Grande Maestro Giuseppe Mazzini, essi portavano una bandiera nera. Sull’asta di questa bandiera spiccava un’effigie di legno di Lucifero»8.

«Dopo questa dimostrazione, il circolo anticlericale di Genova indirizzò all’Università cattolica di Torino una lettera annunciante che si proponevano di porre, quando sarebbe venuto il momento, la bandiera di Satana sopra tutte le chiese d’Italia, specialmente sopra il Vaticano»9!

E’ molto interessante rilevare, al termine di questo racconto bibliograficamente ben documentato, come molto importante per l’unità di Italia viene dipinta la figura del satanista Nathan Rothschild.

E’ ancor più interessante notare il compito che egli si propose, ovvero: «continuare il suo lavoro satanico [del cugino Karl Rothschild] di trasformare i patrioti italiani in anarchici e atei».

Di un discendente della famiglia Rothschild, Lord Jacob de Rothschild, che scelse di farsi fotografare nel 2020 con la satanista Marina Abramović, se ne era già accennato in un altro articolo. I due posarono insieme davanti ad un quadro, intitolato «Satan summoning his Legions» («Satana evoca le sue legioni»), dipinto da Thomas Lawrence nel 1797 ed esposto alla Royal Academy of Arts di Londra. Così come si era parlato del Presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF), Klaus Schwab, anch’egli appartenente alla dinastia Rothschild.

Mentre invece, a proposito del Grande Oriente d’Italia, come ha riportato il giornalista Cesare Sacchetti in occasione della scomparsa del noto giornalista televisivo Piero Angela, «sono in pochi a sapere che il padre di Piero, Carlo Angela, era un massone iscritto alla loggia Propaganda di Torino del Grande Oriente d’Italia. Questa loggia aveva già in mano i politici più influenti del Regno d’Italia, quali Crispi e Zanardelli. I suoi primi Gran Maestri furono Mazzini e Adriano Lemmi, potente banchiere succeduto al padre del Risorgimento.

Non può esserci sovranità nazionale fino a quando le istituzioni pubbliche non saranno state bonificate dalla presenza degli iscritti alla massoneria e alle sue derivazioni, quali Lyons e Rotary. Laddove c’è la massoneria non c’è l’interesse nazionale ma c’è solo e soltanto l’interesse delle logge».

L’Unità d’Italia fu voluta dalle massonerie, e quindi da potentissime famiglie come i Rothschild. Gli ideali di fratellanza e libertà universali, non sono fondati sul rapporto con Dio e quindi sulla figliolanza di un unico Padre celeste, ma sono il frutto di una fratellanza di stampo massonico che già aveva animato sul finire del 1700 la violenta e sanguinosa Rivoluzione francese.

E’ molto interessante soffermarsi su quanto scrive Mario Di Giovanni sul sito online Ricognizioni: «La Rivoluzione [francese, n.d.r.] ha mentito sin dall’inizio, quando proclamava la sua causa presunta: la reazione di un popolo che gemeva sotto l’assolutismo. In realtà, per poco che ci si allontani dalla storia ufficiale, la storia reale mostra che il regno di Luigi XVI fu la negazione della tirannia, a cominciare dalla benevolenza che caratterizzava il Re come uomo.

Luigi Capeto riformò il sistema penale mettendo al bando la tortura, e si apprestava a riformare lo stesso sistema dei privilegi feudali. Gli storici sono concordi nell’affermare che, quando Luigi XVI andò alla ghigliottina, non aveva colpa alcuna, se non quella di essere simbolo vivente di un mondo che la Rivoluzione voleva distruggere: la sua morte doveva essere, e fu, un rito di passaggio.

La seconda menzogna istituzionale, dopo quella della “tirannia”, è corollario della prima: il carattere spontaneo e popolare della Rivoluzione. In realtà il popolo francese fu strumento di un progetto ideologico elaborato nella teoria e pianificato nella pratica, da “altri”.

Beninteso: è un fatto che parte del popolo francese si ribellò alla monarchia. Ma è ugualmente un fatto che la Francia pre-rivoluzionaria fu investita per mezzo secolo dall’ininterrotta propaganda, antimonarchica e anticristiana, degli Illuministi, gli “altri”».

E conclude Di Giovanni : «Le rivoluzioni massoniche non mantengono mai, però, ciò che promettono. Nel caso di specie, il trinomio rivoluzionario “libertà, uguaglianza, fraternità” si rivelò infine un’ariosa teoria utile soltanto a infiammare gli animi, mentre i fatti andavano in tutt’altra direzione.

Una lettura retrospettiva degli eventi mostra che la posta in gioco della Rivoluzione, nelle attese dei suoi organizzatori, non era la cancellazione dei privilegi feudali, ma la cancellazione della civiltà cristiana. A pochi anni dalla Bastiglia i francesi, ancora sporchi del sangue di Luigi XVI, acclamarono Napoleone imperatore, il nuovo monarca, e la sua corte, la nuova aristocrazia.

Déclaration des Droits de l’Homme et du Citoyen (dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino) del l789, testo giuridico elaborato nel corso della Rivoluzione francese. Si noti come in alto campeggi un occhio inscritto in un triangolo avvolto da raggi di luce   

Ma torniamo in Italia.

Un altro personaggio di spicco del Risorgimento italiano, come il celebre Camillo Benso conte di Cavour (1810-1861), fu amico di tutti i più influenti uomini della massoneria europea. Così scrive il dott. Ubaldo Sterlicchio in un suo articolo: «Frammassone egli stesso, cominciò a farsi conoscere sulla scena politica con una decisione cinica: mandò incontro alla morte 15 mila soldati piemontesi in Crimea, al fianco di Francia, Inghilterra, Austria e Turchia contro i Russi, solamente per poter sedere al tavolo della pace e “guadagnarsi” l’alleanza della Francia e dell’Inghilterra».

Secondo Cavour, «la Chiesa semplicemente non contava e non doveva contare niente nella sfera sociale. La Chiesa come istituzione, come “corpo di Cristo”, come “popolo di Dio”, veniva cancellata.

Con questa espressione, si intendeva semplicemente che la Chiesa doveva essere annullata, inglobata nello Stato: se i sacerdoti ed i vescovi ostacolavano la sua politica, venivano perseguitati senza pietà.

Nel corso del 1861, nell’ex Regno delle Due Sicilie, 71 vescovi su 89 finirono in prigione od in esilio (alcuni vi restarono per molti anni). Nel 1850, come già detto, lo stesso Arcivescovo di Torino, monsignor Luigi Franzoni, per essersi opposto alla legge Siccardi, era stato prima rinchiuso nella fortezza di Fenestrelle e poi mandato in esilio a Lione, dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1862.

In nome della libertà e della costituzione, i governi “liberali” decisero la soppressione di tutti gli Ordini religiosi della Chiesa cattolica (sebbene l’articolo 1 dello Statuto Albertino dichiarasse il cattolicesimo religione di stato) e l’incameramento di tutti i loro beni. Ben 57.492 persone vennero messe sul lastrico, cacciate dalle proprie case, private del lavoro, dei libri, degli arredi sacri, degli archivi, della stessa vita che avevano scelto.

Ergo, il risorgimento di Cavour è stato anche una guerra di religione, una guerra contro la religione, una guerra subdolamente condotta dai liberal-massoni contro la Chiesa cattolica e contro lo stesso popolo italiano; è stato sì un “risorgimento”, ma del paganesimo e della barbarie, realizzato attraverso corruzione, tradimenti, violenze, devastazioni, massacri, profanazioni, saccheggi, ruberie, intrallazzi e nefandezze d’ogni sorta».

Cavour: biografia e pensiero politico | Studenti.it

Non che Camillo Benso trattasse meglio la popolazione piemontese, come ci narra ancora il dott. Sterlicchio: «I Cavour erano considerati abilissimi “nel far quattrini”: quando in Piemonte fu istituita una tariffa doganale con dazi elevatissimi per l’importazione del fosforo, questo provvedimento sembrò, contemporaneamente, ingiustificato ed inspiegabile. In seguito, si seppe che il conte era cointeressato in un’azienda (che, nel giro di qualche anno andò in liquidazione) di prodotti chimici e farmaceutici che produceva quella sostanza. E durante una carestia, quando il costo del pane era salito alle stelle, una folla inferocita assaltò il palazzo della famiglia Cavour, che rappresentava la maggioranza degli azionisti dei mulini di Collegno, incettatori di farina e di grano; polizia e soldati riportarono l’ordine, spedendo alcuni manifestanti in ospedale ed altri in prigione».

Prosegue Sterlicchio: «Contrariamente a quello che si pensa, Cavour rovinò l’economia del Piemonte con il libero scambio, adottato per compiacere gli alleati inglesi e francesi e che, scrive Cesare Cantù, “sacrificò all’Inghilterra tutte le manifatture italiane, e punì i più animosi imprenditori. Destro negli affari di Borsa, concluse prestiti vantaggiosi, ma i suoi stessi panegiristi l’accusano della leggerezza con cui trattava le finanze: gravò la proprietà, ruppe l’equilibrio fra l’agricoltura e le industrie”.
Come disse Ottavio Thaon, conte di Revel, il suo trattato commerciale con l’Inghilterra, “più politico che commerciale”, aveva messo il Piemonte sotto la tutela mercantile inglese; il suo trattato con la Francia fu ugualmente rovinoso per l’agricoltura piemontese».

Chissà come, sembra di leggere storia italiana recente, anzi recentissima!

Durante l’estate del 2018, secondo quanto riportato in un articolo della giornalista Zaira Bartucca di Rec News, l’ex premier Giuseppe Conte inviò una lettera di ringraziamento ad una gran maestra massone, con tanto di carta bollata con il logo della Presidenza del Consiglio dei Ministri e busta ufficiale in cui la destinataria veniva definita: “Serenissimo Gran Maestro” del “Sovrano Ordine Massonico d’Italia”. Lo testimonia un notiziario interno all’ordine generale degli antichi liberi accettati muratori. Ne diede notizia la stessa Barbara Empler – “sorella” di massimo grado all’intero della loggia di cui si sta dando conto – che raccontò l’antecedente e pubblicò l’immagine della lettera ricevuta da Conte.

Questo ci racconta come le più alte istituzioni italiane si siano inchinate alle logge massoniche: ieri come oggi, nulla è cambiato. L’operazione terroristica del Coronavirus sarebbe decollata solo un paio di anni dopo, mentre il premier si assicurava già il massimo favore delle logge.

Ricordiamo come fu proprio Giuseppe Conte, allora Presidente del Consiglio dei Ministri, a dar inizio alle privazioni delle libertà dei cittadini italiani in seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza causa COVID-19 a fine gennaio 2020, prima ancora – notevole lungimiranza! – che si manifestasse in Italia il primo caso grave di COVID-19 in Lombardia e mentre le istituzioni italiane invitavano la popolazione all’accoglienza senza alcuna precauzione di studenti provenienti dalla Cina.

Giungiamo infine a conclusione, non volendo appesantire oltre il Lettore.

Non lo facciamo, però, senza leggere attraverso la Storia, in filigrana, la costante lotta tra il bene e il male. Non si può non notare, a questo punto, l’odio smisurato che i massoni hanno sempre nutrito contro Gesù Cristo.

Egli infatti costituisce – e ha costituito sin dall’inizio – l’ostacolo principale al conseguimento dei loro scopi malefici.

La Madonna aveva avvertito, già a partire dal 1830 nel corso delle sue apparizioni avvenute in Francia davanti a santa Caterina Labouré e poi ancora nel 1846 a La Salette davanti a due ragazzi, Mélanie Calvat e Maximin Giraud, dei gravissimi pericoli cui stava andando incontro l’umanità in generale e la civiltà occidentale e cristiana in particolare.

Nelle sue apparizioni avvenute successivamente a Fatima in Portogallo, nel 1917, lo sottolineò ancor più chiaramente per bocca di una bimba di allora soli sette anni, Jacinta Marto [riportato nei volumi della serie “Documentacao Critica de Fatima”, nell’interrogatorio del 19 ottobre 1917, tenuto da padre Manuel Nunes Formigao a casa Marto]:

«E assumendo un aspetto più triste, [la Madonna disse]: “Non offendano più Nostro Signore che è già molto offeso! Se il popolo si emenderà, finirà la guerra, se non si emenderà, finirà il mondo”.»

La lotta necessaria per liberare l’Italia e il mondo dalle infiltrazioni massoniche che hanno pervaso le istituzioni come la gerarchia della Chiesa Cattolica, deve passare necessariamente attraverso la preghiera.

La preghiera infatti è l’arma imprescindibile di ogni lotta intrapresa dagli uomini di buona volontà contro il male. I massoni, ricordiamolo, hanno tratto e continuano a trarre la loro forza dal maligno: questo gli ha permesso di giungere oggi al punto in cui si trovano.

Essi vanno assumendo sempre più le connotazioni della bestia di cui parla Apocalisse, ultimo libro del Nuovo Testamento, a testimonianza che ci avviciniamo agli ultimi tempi.

Solo la fedeltà a Dio e la preghiera, specialmente quella del Rosario, potrà permettere la riparazione del male commesso e restituire all’Italia intera, realmente unita, quel posto di guida spirituale che essa aveva rivestito nei secoli.

Se ci guardiamo intorno, in ogni nostra città rimangono come testimonianza le vestigia di un passato glorioso e ricco di fede. Non c’è una città in Italia che non possieda bellissime chiese, di cui almeno una è dedicata a Maria.

La statua marmorea della Madonna di Trapani (sec. XIII – XIV circa), custodita nella Basilica di Maria SS. Annunziata, era ornata nel secolo scorso di una smagliante veste interamente ricoperta dagli innumerevoli e preziosissimi ex voto (Foto: CustonaciWeb)

Ed è soltanto guardando al nostro passato e alla limpida fede di coloro che ci hanno preceduto che potremo combattere davvero ed efficacemente per liberare l’Italia dal male che oggi l’attanaglia.

 

Note:

1 Cfr. Nuova Solidarietà, 25 febbraio 1985, p. 8.

2 Cfr. “Enciclopedia italiana” Vol. XXXIII, Roma 1937, p. 124.

3 Idem.

4 Cfr. Conte Cherep-Spiridovich, “The Secret World Government”, Omni Pubblications, p. 163.

5 Cfr. Domenico Margiotta, “Ricordi di un 33”, Delhomme e Briguet, Editori, Parigi settembre 1895. P. 234.

6 Cfr. Enrico Deassus, “Il problema dell’ora presente”, Desclée e c. Tipografi-Editori, vol. I, p. 486.

8 Cfr. Juri Lina, “Architects of deception”, Referent Publishing, Stoccolma 2004, p. 135.9 Cfr. Enrico Deassus, op. cit., p. 484.

 

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