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La rete nascosta dei trafficanti di bambini venduti in Europa per riti satanici. L’accusa del sangue e gli ultimi studi sulle proprietà terapeutiche del “sangue giovane”

Vale ancora la pena di ricordare, benché siano trascorsi alcuni anni, una notizia d’oltreoceano riportata in Italia dal sito No al satanismo ma ignorata dalla maggior parte dei media. 

La notizia è davvero importante e riguarda una rete di trafficanti di neonati sbaragliata dalle forze dell’ordine nell’America Latina e precisamente in Colombia. Entriamo allora nei dettagli:

«Mentre procedono le indagini e gli interrogatori di persone arrestate (IN FOTO), che facevano parte di una rete di trafficanti di neonati che convincevano donne venezuelane incinte a vendere i loro bambini che, una volta nati, venivano rivenduti in Europa, le autorità colombiane hanno scoperto che molti dei minori sono stati venduti a sette sataniche per essere usati in rituali. 

Sette sataniche: quelle che pagano meglio

Il quotidiano colombiano El Heraldo ha potuto stabilire che l’informazione è scaturita dal lavoro investigativo, visto che in alcuni casi i minori sono stati venduti per più di 30.000 euro (circa 130 milioni di pesos colombiani).

“Quella cifra è molto alta e facendo lavori di ricerca gli investigatori hanno scoperto che la rete di compravendita si estende in varie parti del mondo e che i neonati, comprati da donne incinte migranti dei paesi più poveri, vengono venduti a persone che eseguono rituali satanici”, questo ha rivelato un testimone

L’ipotesi si è rafforzata quando una delle persone catturate ha sottolineato che la rete a cui apparteneva aveva legami con diverse organizzazioni di tratta di neonati in Europa, che gli avevano spiegato in dettaglio come commercializzavano i minori.

“Quella persona ci ha detto che una delle reti di trafficanti di esseri umani in Europa vende minorenni a chi paga meglio, e che alcune delle mafie che pagano meglio sono quelle coinvolte con sette sataniche che nei loro riti bevono il sangue dei minori”, ha spiegato la fonte.

Allo stesso modo, gli investigatori sono stati in grado di determinare che la stessa rete di trafficanti si occupava di vendere altri minori a coppie omosessuali, che ne fanno molta richiesta in Europa ed in USA. Purtroppo, dopo gli arresti delle cinque persone coinvolte nella tratta di neonati, due di loro sono riuscite a fuggire prima dell’inizio delle udienze.

Il modus operandi dei trafficanti di neonati

Com’era noto, il modus operandi di questa gang si basava sull’approccio di contrattazione con donne incinte molto povere che vivevano per strada in stato di grande vulnerabilità. “Una volta nati, i minori sono stati consegnati dalle donne ai trafficanti per essere venduti, allo stesso tempo i neonati sono stati registrati irregolarmente per portarli poi fuori dal paese in Ecuador e infine portati in Europa” ha rivelato un testimone, che ha spiegato che la contrattazione era guidata da una donna venezuelana, una donna ecuadoriana e una cittadina colombiana. I bambini sono stati registrati, con la complicità di un funzionario notarile, come figli di Valeria Pérez Herrera e Hernando Gómez, i capi della gang.

Dopo diversi mesi di indagine, l’Ufficio del Procuratore Generale della Nazione e Migrazione della Colombia con il supporto del Corpo di Investigazione Tecnica (CTI) e dell’Esercito Nazionale ha effettuato le procedure di ricerca, il 30 aprile 2021, attraverso l’“Operazione Natus”, ed ha ottenuto la cattura di sei persone e il salvataggio di un bambino che è stato consegnato all’Istituto colombiano di assistenza familiare (ICBF) per il ripristino dei loro diritti.

Durante il procedimento giudiziario, le autorità hanno salvato un bambino che era nelle mani di questa organizzazione perché stava per essere venduto in Europa.

Gli inquirenti, attraverso le intercettazioni telefoniche di alcuni capi della gang, hanno appreso che il bambino insieme alla madre, dopo il parto in ospedale, erano stati portati in una casa nel quartiere di Santa Teresita, nella cittadella La Libertad, dove sono stati trattenuti fino al 25 aprile quando è arrivata Valeria Pérez Herrera, che aveva viaggiato illegalmente dall’Ecuador, per fare i documenti falsi e portare così il piccolo fuori dal paese.

Con queste informazioni, le autorità hanno organizzato l’operazione e prima che il bambino fosse portato in Europa, l’hanno seguita, catturando i membri della rete e salvando il bambino.

L’organizzazione criminale, secondo le autorità, aveva il suo raggio d’azione a Cúcuta, nel nord del dipartimento di Santander e vicino al confine con il Venezuela, ed era composta da almeno sei membri ed era guidata da tre di loro. L’operazione investigativa ha avuto anche il supporto dei Servizi di Sicurezza Diplomatica dell’Ambasciata degli Stati Uniti.

Si stima che ogni anno tra le 600.000 e le 800.000 persone siano vittime della tratta di esseri umani, compresi bambini, uomini e donne. Tuttavia, le cifre non sono precise perché molti casi non sono adeguatamente segnalati.

A livello globale, secondo un’organizzazione no-profit, oltre 45 milioni di persone sono vittime della tratta di esseri umani, sottoposte a sfruttamento sessuale o al lavoro in schiavitù. Dei 45 milioni, 10 milioni sono bambini».

La maternità surrogata

I fatti gravissimi sopra esposti risalgono al 2021 ma il traffico di neonati il cui destino è la vendita a coppie omosessuali è un fatto ancora attualissimo.

Occorre ricordare anche come esista un’altra forma lecita di compra vendita di bambini che è la maternità surrogata.

Risale a pochi giorni fa la notizia dell’arresto negli Stati Uniti di un noto veterinario omosessuale e giudice di esposizione canina che è “sposato” con un altro uomo. Come ha riportato il sito cattolico LifeSiteNews, l’uomo si trova attualmente detenuto con l’accusa di aver distribuito materiale pedopornografico e di aver drogato bambini al fine di aggredirli sessualmente. Gli agenti dell’FBI hanno fatto irruzione nella sua casa e lo hanno arrestato prima che potesse recarsi in California per ricevere il proprio figlio legale acquistato tramite maternità surrogata, un neonato che aveva intenzione di violentare sessualmente.

Adam Stafford King, un oftalmologo veterinario del distretto di Chicago che avrebbe dovuto diventare giudice al Westminster Kennel Club Dog Show di quest’anno, è stato arrestato dall’FBI e accusato di aver distribuito consapevolmente materiale pedopornografico.

“Il veterinario del distretto di Chicago e noto giudice nazionale delle esposizioni canine, Adam King, 39 anni, è stato arrestato con l’accusa di molestie di pornografia infantile dopo aver pubblicato in una chat online il suo piano per aggredire sessualmente il suo bambino appena nato”, ha scritto il giornalista del Chicago Tribune, Jason Meisnern, su X, precedentemente Twitter.

“Ha anche pubblicato immagini ecografiche e abiti per neonati”, ha aggiunto. 

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Le foto dell’abitino per neonati e di Adam King mentre mostra un trofeo, durante una mostra canina, insieme a una bambina il cui volto è stato oscurato


Usando l’handle @pervchiguy sull’app omosessuale “Scruff” e sull’app di messaggistica Telegram, King aveva confidato a un compagno pedofilo che vive a New York che preferisce abusare sessualmente dei bambini sotto i 10 anni.

CBS News ha riferito che “King avrebbe anche inviato alla persona a New York diversi video di pornografia infantile, inclusi almeno tre diversi video di uomini che aggredivano sessualmente ragazzi preadolescenti” e che “ha affermato di aver drogato e abusato sessualmente dei suoi nipoti”.

Secondo la CBS, King avrebbe scritto: “In genere uso Benadryl”, sottolineando che fornisce un “ampio margine di sicurezza” ed è “facile”, sostenendo che “generalmente ci vogliono 30-45 minuti” e “di solito raddoppio la dose per gli adulti.”

“Adoro l’idea di invitare un amico quando avrò mio figlio… deve solo essere qualcuno di cui mi posso fidare ovviamente”, avrebbe scritto King in un messaggio.

“Questa è una condotta atroce, atroce”, ha esclamato il Sostituto Procuratore americano Brandon Stone, sostenendo durante l’udienza per la cauzione di King che non dovrebbe essere rilasciato in attesa del processo.

“Se l’FBI non fosse intervenuta e non lo avesse arrestato, in questo momento sarebbe in California”, ha osservato inoltre il procuratore.

“La maternità surrogata mette i bambini a rischio dei peggiori tipi di abuso”

“Stava per andare in California a prendere il bambino nato da maternità surrogata, ma gli è stato impedito perché sottoposto ad arresto per pornografia infantile”, ha dichiarato Katy Faust, attivista per i diritti dei bambini, autrice e fondatrice di Them Before Us.

“Quanti bambini vengono aggrediti sessualmente dai loro ‘genitori’ perché sono stati acquistati tramite Big Fertility?” si chiede la signora Faust.

In un commento pubblicato su The Federalist all’inizio di quest’anno, intitolato “Incontra 5 pedofili accusati di aver comprato bambini attraverso la maternità surrogata”, la Faust ha richiamato l’attenzione sul fatto preoccupante che “l’industria della fertilità sta consegnando bambini su misura a uomini senza nessun controllo della loro idoneità psichica o dei loro precedenti penali”.

“La maternità surrogata mette i bambini a rischio dei peggiori tipi di abuso”, ha continuato la Faust.

“Quindi questo tizio e il suo ‘marito’ stavano comprando questo bambino tramite la maternità surrogata, bambino di cui intendeva abusare sessualmente, per denaro”, ha osservato la scrittrice conservatrice Allie Beth Stuckey. “Cosa succederà al bambino adesso? Negli Stati Uniti non esiste praticamente alcuna regolamentazione sull’acquisto di bambini, il che è assurdo”, ha aggiunto la Stuckey.

“Che il bambino subisca o meno abusi, che sia pagato o altruistico, che sia normale o gestazionale, e indipendentemente dalla composizione del nucleo familiare dell’aspirante genitore, la maternità surrogata viola sempre i diritti del bambino“, ha spiegato la signora Faust, attivista internazionale per i diritti dei bambini.

“Non è un problema che può essere risolto attraverso la regolamentazione. L’unico modo per proteggere i bambini è vietare la maternità surrogata in tutto il mondo”, ha avvertito.

L’accusa del sangue

Cosa si intende per accusa del sangue?

Wikipedia ci informa che «l’accusa del sangue è un archetipo antisemita secondo il quale gli ebrei berrebbero sangue umano, in particolar modo di bambini, durante la Pesach [Pasqua ebraica, nd. r.] per scopi magici o rituali; questa falsa accusa ebbe origine nel 1144 in Inghilterra e poi si diffuse durante il Medioevo ed in età moderna, causando processi e uccisione di ebrei; in epoca contemporanea venne ripresa nella Germania nazista, in Polonia e nel mondo arabo-islamico e, successivamente, nelle ideologie complottiste. […]».

«L’accusa era incentrata sulla credenza che gli ebrei, durante i loro riti, in particolare durante la Pasqua, uccidessero un bambino cristiano al fine di usarne il sangue per la preparazione del pane azzimo.

Il primo caso documentato si ebbe nella città di Norwich, in Inghilterra, quando la mattina di Pasqua del 1144 venne rinvenuto il cadavere di Guglielmo, un ragazzo presumibilmente morto per un’aggressione. […] Si ebbero poi altri casi simili: nel 1168, sempre in Inghilterra, a Gloucester, la comunità di ebrei locale venne accusata di aver rapito un bimbo di nome Harold e di averlo crocifisso il Venerdì santo; pochi anni dopo, nel 1171, un caso simile si ebbe anche in Francia, a Blois; nel 1182, gli ebrei vennero espulsi dalla Francia dal re Filippo II di Francia il quale era convinto che essi praticassero abitualmente l’infanticidio a scopo rituale; nel 1187 si ebbe un caso a Gerusalemme».

Si tratta di accuse completamente false, secondo quanto scrive Wikipedia, e non esistono in effetti prove certe che possano provare la veridicità di tali affermazioni.

Sappiamo tuttavia che in Italia l’accusa antisemita di bere sangue umano sfociò già nel Medioevo in numerosi procedimenti giudiziari, anche con condanne al rogo (tre a Portobuffolè nel 1480).

Ma si annovera una vicenda che di fatto mise fine per sempre nel nostro Paese ai procedimenti giudiziari, e si consumò nel 1855 a Badia Polesine: protagonisti un esattore delle imposte e una giovane contadina. Un libro di Emanuele D’Antonio ha indagato sul caso e ce ne informa Il Gazzettino.it.

Uno dei borghesi più illustri e stimati della cittadina, un ricco commerciante, proprietario della ferramenta dove tutti andavano a comprare qualsiasi cosa, nonché titolare dell’appalto dell’esattoria delle imposte, finisce in carcere. Si chiama Caliman Ravenna, è ebreo, l’accusa a suo carico è di aver praticato salassi a una contadina di ventidue anni per poterne bere il sangue. La giovane che accusa il commerciante si chiama Giuditta Castilliero e vive a Masi, un paese della bassa Padovana.

Racconta di essere stata rapita, portata a Verona e che lì le sono stati praticati salassi, il sangue veniva raccolto in un catino e bevuto da un uomo che identifica senza incertezze in Caliman Ravenna. Questi finisce in carcere, ci rimarrà sedici giorni e ne uscirà completamente scagionato. La calunnia del sangue era stata ritenuta credibile non soltanto dai contadini analfabeti, ma pure dai borghesi e persino dai magistrati.

Ma stavolta le comunità ebraiche esercitano forti pressioni sulle strutture dello Stato asburgico. Caliman Ravenna viene così rilasciato e torna a rioccupare il ruolo sociale che aveva assunto in precedenza: il palco al Teatro Sociale, cofondatore della Filarmonica, le varie visite nei salotti bene del luogo. Intenta una causa civile a Giuditta Castilliero per dimostrare l’inesistenza delle accuse. La ragazza sarà condannata a sei anni di carcere duro per calunnia che sconterà nel carcere femminile della Giudecca.

Si ritiene, secondo il libro di D’Antonio, che qualcuno abbia manovrato la Castilliero.

Ci viene detto anche dall’autore dell’articolo che era una persona marginalepovera, zoppa, senza nessuna prospettiva per il futuro, e che viveva alternando il lavoro nei campi al lavoro in casa.

Come se l’esser poveri o avere menomazioni fisiche, e quindi scarse o nulle prospettive per il futuro, costituisca una prova di demerito della persona. Dimenticando qui persino il rispetto dovuto alla dignità della persona umana, che non può in nessun caso essere definita “marginale”.

Ma certamente questa povera giovane che viveva del lavoro delle sue mani senza essere di peso a nessuno, non poteva pretendere di avere alcuna voce nella nuova società di stampo massonico che si stava velocemente delineando in Italia.

Presumibilmente in cambio di denaro – continua il nostro autore – la donna era stata istruita su come muovere le accuse contro Caliman Ravenna, qualcuno che aveva complici in grado di praticare sulle braccia della ragazza tagli professionali che davvero sembravano l’applicazione di un salasso.

D’altronde ci viene detto che Ravenna aveva nemici: commercianti suoi concorrenti, i nobili decaduti, persone impoverite che non erano in grado di pagare le tasse dovute all’esattore distrettuale delle imposte, cioè a Ravenna, costrette quindi a vendere campi e costruzioni che molto spesso venivano comprati proprio da esponenti della nuova borghesia ebraica. I colpevoli stavano là in mezzo, scrive Il Gazzettino.it, ma le indagini di D’Antonio non hanno permesso di scoprire chi fossero.

Uno spartiacque

La vicenda di Caliman Ravenna – ci informa ancora Il Gazzettino.it – costituisce però uno spartiacque: dopo il suo caso non ci saranno più nel Lombardo-Veneto, e neppure nel resto d’Italia, procedimenti giudiziari basati sulla calunnia del sangue. Nel 1860 a Lendinara due venditori ambulanti male in arnese vengono accusati di essere ebrei a caccia di bambini per berne il sangue. Questa volta le cose vanno diversamente: chi ha messo in giro la calunnia viene arrestato e processato.

Non così in Europa: in Ungheria, in Germania, e soprattutto in Russia, la calunnia del sangue andrà avanti fino a fine secolo. “È interessante il rovesciamento sociale che si è verificato nella vicenda di Badia”, conclude D’Antonio, “alla contadina marginale, con pessima reputazione, è stato dato più credito che al ricco uomo d’affari in marsina e panciotto”.

Dopo la lettura di questi fatti sorgono spontanee alcune constatazioni. Le accuse, secondo la magistratura dell’ epoca, si rivelarono poi infondate e vi fu una sentenza di assoluzione. Ma sappiamo anche che vi furono forti pressioni da parte della comunità ebraica.

Un dato balza all’occhio: le accuse mosse a quelle comunità di “bere il sangue dei bambini”, un tempo ritenute vere, furono ritenute false in Italia solo ed esclusivamente a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Ciò coincide di fatto con il periodo in cui avvenne l’Unità d’Italia sotto i Savoia che si concluse con la proclamazione del Regno d’Italia nel 1861, e dietro il quale muoveva i suoi fili la massoneria: ne abbiamo a lungo parlato.

In altri Paesi però, e in testa a tutti la Russia, le accuse furono ritenute vere fino alla Rivoluzione bolscevica. Proprio in questi giorni il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, ha ricordato in un suo discorso come ben l’85% dei bolscevichi fossero di origine ebraica. Questo spiegherebbe molto bene come mai le accuse cessarono a partire dal 1917, l’anno di inizio della Rivoluzione russa, e con esse i procedimenti giudiziari basati sull’accusa del sangue.

La Russia infatti si era guadagnata in Europa la fama di essere antisemita e si era così attirata l’odio di molti potenti nemici. I nomi li conosciamo già e sono quelli dei potentissimi banchieri di origine ebraica aschenazita, le sedi delle cui banche erano e si trovano in Inghilterra, Germania e Stati Uniti, come RothschildWarburgGoldman Sachs, ecc.

Sappiamo già come finì.

Finì col martirio dei Romanov nel 1917 e l’ombra dell’omicidio rituale sull’atroce fine riservata alla famiglia reale.

Mentre una nuova nobiltà aveva ormai soppiantato in Europa quella decaduta, che aveva perso gran parte del suo potere e dei suoi privilegi. Per quanto riguarda la famiglia Rothschild ad esempio, cinque linee del ramo austriaco della famiglia furono elevate alla nobiltà austriaca, avendo ricevuto baronie ereditarie dell’Impero asburgico dall’Imperatore Francesco II nel 1816. Un’altra linea, del ramo inglese della famiglia, fu elevata alla nobiltà britannica su richiesta della regina Vittoria.

Simonino di Trento

Ma facciamo un altro passo tornando indietro nel tempo, nella nostra Italia, e precisamente nella Pasqua del 1475, nella città di Trento. Qui Wikipedia ci informa che «Simonino di Trento, tradizionalmente san Simonino (Trento, 1472 – Trento, marzo 1475), fu un fanciullo morto durante la Pasqua del 1475, venerato come beato dalla Chiesa Cattolica sino al 28 ottobre 1965.

La vicenda legata al suo nome costituisce una testimonianza delle persecuzioni subite dalle comunità ebraiche e delle accuse di “omicidio rituale” (le cosiddette accuse del sangue) che ebbero notevole diffusione soprattutto in Europa centrale nei confronti degli ebrei. […]

Le vicende storiche

I fatti, ricostruibili attraverso gli atti del processo istruito contro la locale comunità ebraica, andarono – secondo quanto riferisce Wikipedia – in questo modo. Un bambino di due anni e mezzo scomparve la sera del 23 marzo 1475, giovedì santo, e fu ritrovato cadavere la domenica di Pasqua, nelle acque di una roggia, proprio vicino all’unica casa abitata dai quindici ebrei residenti a Trento, nella zona dell’attuale piazza della Mostra. In un clima di diffuso antigiudaismo, infuocato dalle predicazioni del frate francescano Bernardino da Feltre, il principe vescovo Giovanni Hinderbach sostenne con forza la tesi che il bimbo era stato vittima di un “omicidio rituale” perpetrato dalla locale comunità ebraica (finalizzato alla raccolta del sangue di un bambino da utilizzare per impastare il pane azzimo per la Pasqua ebraica).

I quindici ebrei presenti a Trento (il più giovane aveva quindici anni, il più vecchio novanta), presunti omicidi, furono torturati insistentemente per mesi sino a strappar loro una confessione e quindi messi a morte con i supplizi in uso al tempo. Solo una donna, di nome Bruna, resistette più a lungo degli altri all’interrogatorio, ma si insistette tanto che la donna morì sotto tortura, confessando proprio in punto di morte e dichiarandosi pentita; fu quindi assolta dal peccato e sepolta in terra benedetta. Non servì a salvare gli ebrei il fatto che durante il processo – di cui si conservano gli atti – il legato di papa Sisto IV, il domenicano vescovo di Ventimiglia Giovanni Battista de Giudici, si fosse apertamente espresso contro l’infondata accusa agli ebrei. Lo stesso papa proibì, sotto pena di scomunica, di venerare Simonino come martire.

Nonostante le proibizioni pontificie – ci informa Wikipedia –, in virtù del talento organizzativo del principe vescovo [il corsivo è mio: non viene spiegato quale sarebbe stato l’interesse del vescovo Hinderbach nel diffondere il culto del bambino, n. d. r.], il culto di Simonino si diffuse presto non solo nel Trentino ma anche nei territori confinanti, grazie anche a Michele Carcano, un predicatore francescano osservante dotato di grande abilità oratoria, che diffondeva nelle sue predicazioni il culto di Simonino, con la testimonianza della madre del bambino, presentata nel territorio di Bergamo nella prima metà del 1476, e successivamente con quella di un certo Giorgio, mostrato come miracolato. Fu così, ci informa sempre Wikipedia, che lo stesso papa Sisto IV finì per dichiarare [anche qui l’affermazione è tendenziosa: si presume che il pontefice sia stato pressato, ma non viene detto né da chi e tanto meno quale sarebbe stato il movente di tali pressioni da parte della comunità cristiana, n. d. r.] che il processo si era svolto correttamente. La Santa Sede ammise ufficialmente il culto locale di Simonino nel 1588 e concesse l’indulgenza plenaria a chi fosse andato in pellegrinaggio presso le reliquie il giorno dedicato a Simonino.

Il 22 febbraio 1755 la bolla papale Beatus Andreas di papa Benedetto XIV ribadiva la validità del processo, confermava la correttezza di dedicare a Simonino “pubblico culto” e riaffermava che il martirio era avvenuto per mano degli “ebrei in odio alla fede di Cristo”. 

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Olio su tavola di san Simonino dipinto da Altobello Melone nel 1521, conservato a Trento nel Castello del Buonconsiglio


Dalla chiesa dei Santi Pietro e Paolo, in cui era conservato il corpo di Simonino, la devozione popolare si diffuse anche nel Bresciano, dove non si mancò di attribuirgli miracoli e di invocarlo specialmente a protezione dei fanciulli. Oltre all’annuale festa in onore del beato, ogni dieci anni si svolgeva una processione solenne lungo le strade di Trento, nella quale si portava in corteo la salma di Simonino e i simboli raffiguranti i presunti strumenti delle torture da lui subite.

Prima del 1965 il Martirologio Romano ricordava ai fedeli che ogni anno, il 24 marzo, si celebrava a Trento “la passione di san Simone, fanciullo trucidato crudelmente dai Giudei, autore di molti miracoli“.

Il percorso di revisione critica della vicenda da parte della Chiesa – nel clima di apertura al dialogo interreligioso favorito dal Concilio Vaticano II – vide attivamente coinvolta l’arcidiocesi di Trento ed ebbe tra i più qualificati protagonisti lo storico monsignor Iginio Rogger. I suoi studi sulle vicende processuali portarono nel 1965 l’arcivescovo di Trento, Alessandro Maria Gottardi, alla cosiddetta “svolta del Simonino”, vale a dire la soppressione del culto e la rimozione della salma dalla chiesa di San Pietro che la ospitava, con la conseguente abolizione anche della tradizionale processione per le vie di Trento, con l’esposizione di strumenti di tortura usati dagli ebrei nel presunto rituale contro il piccolo Simone (strumenti di macelleria e aghi per cavarne il sangue, dadi per estrarre a sorte le persone da destinare ai vari compiti, ecc.). La cancellazione del beato dall’elenco dei martiri non suscitò grandi rimostranze presso i fedeli, pur con alcune contestazioni della svolta, che furono espresse all’interno del mondo cattolico più tradizionalista».

Un piccolo inciso: si dimenticò molto probabilmente in quell’occasione come la Chiesa Cattolica riconosca la soprannaturalità del sensus fidei fidelium [il senso della fede da parte dei fedeli tutti, quindi della comunità dei credenti tutta insieme e concorde] come infallibile. Per molti secoli i credenti, insieme al Magistero della Chiesa, avevano riconosciuto in modo unanime e concorde il martirio di Simonino in odio alla fede cristiana, la sua santità e la soprannaturalità dei molti miracoli a lui attribuiti.

Ma tutto fu cancellato con un unico colpo di spugna nel 1965.

«La revisione della posizione della Chiesa portò a una riconciliazione con la comunità ebraica che, dopo l’esecuzione delle sentenze capitali e le persecuzioni nei territori di dominio vescovile che seguirono il processo, aveva gettato il cherem (paragonabile all’interdetto della Chiesa Cattolica) sull’intera città di Trento, nella quale non vi fu più dal 1475 all’era moderna né comunità ebraica né soggiorno di ebrei per espressa proibizione del principe vescovo. […]»

Quando il prof. Antonio Radice affrontò il tema del Simonino - Blog | l'Adige.it

Martirio del Beato Simonino, di Francesco Oradini (XVIII secolo), Palazzo Salvadori, Trento


Le ricerche e le ipotesi di Ariel Toaff

Continua ancora Wikipedia:

«Alcune polemiche e contestazioni nate dalla “svolta del Simonino” (cioè dal cambio di atteggiamento della Chiesa Cattolica a proposito del fittizio martire trentino) ripresero nel 2007 a seguito della pubblicazione, da parte dello storico italiano Ariel Toaff, del saggio Pasque di sangue: Ebrei d’Europa e omicidi rituali. Nel suo libro, Toaff confermava la mancanza di ogni fondamento per le accuse mosse alla comunità ebraica di Trento nel 1475; lo studioso, tuttavia, pur sapendo di attirarsi le critiche di diversi colleghi accademici, affermava anche che si possono rinvenire tracce, nell’ambito di alcuni gruppi di fanatici ashkenaziti (e gli ebrei di Trento, provenienti dall’area germanica, appartenevano proprio all’area culturale dell’ebraismo ashkenazita), di vere e proprie “devianze” dalle rigide norme della halakhah, che impongono l’astensione da ogni contatto con il sangue umano. Non sarebbe dunque impossibile che, per reazione ai soprusi subiti [il corsivo è mio: Wikipedia non ci specifica quali sarebbero stati questi “soprusi” inflitti agli ebrei dai cristiani del tempo, n. d. r.], singoli ebrei o piccoli gruppi di essi abbiano attuato rituali magici, a chiara finalità anticristiana, rituali che potrebbero aver comportato persino l’uso di sangue».

Certo il fatto che l’arcivescovo di Trento Alessandro Maria Gottardi, nell’ambito del dialogo interreligioso voluto dal Concilio Vaticano Il, abbia soppresso il culto di san Simonino fa molto riflettere.

Sappiamo come durante il Concilio, il più discusso nella storia della Chiesa, confluirono e interagirono forze diametralmente opposte. Sappiamo anche come questo Concilio, di carattere prevalentemente pastorale e che non pretendeva in effetti di apportare nulla di nuovo dal punto di vista dogmatico, sia stato trasformato invece in un vessillo da sventolare per intraprendere qualunque iniziativa, assunta arbitrariamente da una falsa chiesa, e in contrasto con la perenne e immutabile Tradizione della Chiesa Cattolica.

E bisogna aggiungere come, con un colpo di mano durante il Concilio Vaticano II, sia arrivata la decisione di sopprimere persino la preghiera a san Michele Arcangelo, tanto voluta da papa Leone XIII.

All’occhio di un osservatore attento, tutto torna.

Papa Leone XIII aveva ardentemente desiderato la recita di quella preghiera al termine della Santa Messa allo scopo di fermare l’avanzata delle sette massoniche e quindi del potere di satana nel mondo. E allo scopo di fermare l’assalto da loro sferrato contro il papato e la Chiesa Cattolica, che costituiscono il katéchon.

Il cerchio si chiude per ricongiungersi con l’inizio del nostro articolo, che tratta dell’attività nascosta – ma di enormi proporzioni – delle sette sataniche. Ritorniamo a ciò che è stato accertato dalle autorità colombiane, si badi bene non europee, sulla vendita di minori alle sette e alla fonte già citata dal quotidiano El Heraldo che parla di “bere il sangue dei bambini”.

E, a proposito del sangue dei bambini, vengono pure in mente gli studi condotti da varie università prestigiose a partire dallo scorso decennio fino ad oggi.

Gli studi sul sangue

In questi anni ci è stato messo tutto sotto gli occhi, senza che – probabilmente – ce ne accorgessimo. 

PF4 elisir nel sangue, può 'ringiovanire' cervello che invecchia

Una rappresentazione fantasiosa e colorata del cervello umano


Così scriveva il sito Adnkronos Salute nel 2023: «Far tornare indietro il tempo, riavvolgendo il nastro del cervello che invecchia. A 70 anni tornare lucidi come a 30-40. Un sogno che potrebbe trovare un alleato più vicino di quanto si pensi: nel sangue potrebbe infatti nascondersi un “elisir”, la spiegazione per cui sia l’esercizio fisico, sia l’ormone della longevità “klotho”, e sia una trasfusione di sangue “giovane” sembrano essere in grado di portare un miglioramento cognitivo. La chiave del successo? Tre studi diversi portano tutti nella stessa direzione: il fattore PF4. Su questo prodotto delle piastrine accendono i riflettori due gruppi di ricercatori Usa (entrambi Ucsf, University of California San Francisco) e uno australiano (University of Queensland), in tre articoli comparsi su Nature, Nature Aging e Nature Communications.

E’ il PF4, evidenziano gli autori, il filo rosso che lega i diversi interventi esaminati. Le piastrine sono un tipo di cellula del sangue che allerta il sistema immunitario in presenza di una ferita e aiuta a coagulare il sangue. Ora si scopre che il fattore piastrinico 4 (PF4) è anche un potenziatore cognitivo. Sotto la sua influenza i topi anziani recuperano l’acume della mezza età e i topi giovani diventano più intelligenti, spiegano gli esperti.

“Sembra che il sangue giovane”, la proteina “klotho e l’esercizio fisico possano in qualche modo dire al cervello: migliora la tua funzione. Con PF4, stiamo iniziando a comprendere il vocabolario alla base di questo ringiovanimento”, evidenzia Saul Villeda dell’Ucsf Bakar Aging Research Institute, autore senior del documento su Nature. Villeda ha guidato lo studio sul sangue giovane. Dena Dubal, professoressa Ucsf, ha guidato lo studio su Klotho, pubblicato su Nature Aging, e Tara Walker, docente di neuroscienze all’Università del Queensland ha guidato lo studio sull’esercizio fisico, uscito su Nature Communications. “Quando ci siamo resi conto di aver trovato in modo indipendente e fortuito la stessa cosa, siamo rimasti a bocca aperta”, ha detto Dubal. “Il fatto che tre interventi separati siano convergenti sui fattori piastrinici evidenzia la validità e la riproducibilità di questa biologia. È giunto il momento di seguire questa strada nel campo della salute del cervello e del miglioramento cognitivo”.

Il primo punto di vista che viene offerto è quello del team di Villeda, il quale nel 2014 aveva scoperto che il plasma sanguigno di giovani iniettato in animali anziani aveva un effetto riparatore. Quando il suo team ha confrontato il plasma giovane con quello vecchio, ha scoperto che conteneva molto più PF4. Allo stesso modo, un’iniezione di solo PF4 in animali anziani risultava rigenerante quanto il plasma giovane: i roditori trattati ottenevano risultati migliori in una serie di compiti di memoria e apprendimento. “PF4 fa sembrare il sistema immunitario più giovane, diminuendo tutti i fattori pro-invecchiamento, portando a un cervello con meno infiammazione, più plasticità e infine più cognizione”, spiega Villeda. “Stiamo esaminando topi di 22 mesi, equivalenti a un essere umano di 70 anni, e PF4 li riporta a funzionare come se fossero alla fine dei 30 anni, o ai primi dei 40” […]».

Un altro articolo riportato sul sito Renovatio21 affermava nel 2022: «Un team di ricercatori ha scoperto nuove prove che il sangue dei giovani potrebbe essere il segreto per rimanere giovani.

In un nuovo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Aging, il team ha scoperto che le particelle nel sangue di topo chiamate vescicole extracellulari (EV) inviano istruzioni per una proteina della longevità chiamata “Klotho” alle cellule muscolari, secondo quanto riportato da un comunicato stampa dell’Università di Pittsburgh.

Man mano che i topi invecchiano, gli EV sembrano diventare più deboli e di conseguenza inviano meno istruzioni per la proteina.

Quando gli scienziati hanno somministrato a topi più anziani il sangue di topi più giovani, le loro cellule e i loro tessuti hanno iniziato ad assumere caratteristiche più giovanili come, ad esempio, una maggiore rigenerazione muscolare. Quando gli EV sono stati rimossi dal sangue, l’effetto è svanito.

Se l’effetto di questi esperimenti potrebbe tradursi negli esseri umani, ovviamente, rimane poco chiaro. I tentativi di portare il trattamento ai pazienti reali sono stati accolti con dure critiche e risultati inconcludenti.

Ma il team di Pittsburgh spera che la loro ricerca possa portare a nuovi trattamenti per sostenere e migliorare la longevità durante il processo di invecchiamento degli esseri umani.

“In un certo senso, ci aiuta a comprendere la biologia di base di come funziona la rigenerazione muscolare e come non funziona con l’avanzare dell’età”, ha detto Fabrisia Ambrosio, docente associato di medicina fisica e riabilitazione all’Università di Pittsburgh, autrice principale dello studio. “Quindi, portando queste informazioni al passaggio successivo, possiamo pensare di utilizzare le vescicole extracellulari come terapia per contrastare questi difetti legati all’età”.

Grazie alla scienza e ai miliardi, il vampirismo è, materialmente, dietro l’angolo

Altre ricerche hanno suggerito che il sangue di topi giovani può aiutare a migliorare le prestazioni cognitive nei topi più anziani, sempre secondo questo comunicato. Ciò significa che i trattamenti EV potrebbero teoricamente aiutare a rallentare o addirittura prevenire il declino cognitivo con l’avanzare dell’età.

Nonostante la timidezza con cui si muove l’accademia, che ad oggi la considera come una pseudoscienza, la trasfusione di sangue giovane ad individui anziani (e facoltosi) è realtà da diversi anni.

Il processo, chiamato parabiosi, è offerto da diverse startup e ha già diversi clienti nel mondo finanziario e tecnologico della Silicon Valley. La startup Ambrosia, ha venduto “trasfusioni di sangue per giovani” dal 2016 per 8.000 dollari usando il pretesto di condurre una sperimentazione clinica. Ad agosto 2017, avevano aderito 600 persone. Un’altra azienda, Alkahest, è stata fondata sulla base degli studi sui roditori di Stanford. Dal 2017 sta collaborando con l’azienda farmaceutica europea Grifols per creare un farmaco biologico sperimentale a base di plasma sanguigno che si propone di testare su persone con Alzheimer.

La serie televisiva Silicon Valley in un episodio, ne ha offerto la parodia, mostrando gli apparecchi per le trasfusioni e l’esistenza dei cosiddetti “blood boy”, ragazzi appena ventenni che devono seguire diete ferree per servire da banche di sangue per gli eccentrici miliardari.

Grazie alla scienza e ai miliardi, il vampirismo è, materialmente, dietro l’angolo».

E altre grandi testate nazionali sono uscite nel corso del tempo con la pubblicazione di altrettanti articoli, a partire circa dall’anno 2014, che vantavano i benefici del sangue giovane sull’invecchiamento di un adulto. Non è affatto pura fantascienza o complottismo.

Fino a che punto queste ricerche siano veritiere ed obiettive o invece pilotate da chi nutre interesse a sdoganare la pratica – già in corso in cliniche degli Stati Uniti – dell’infusione di sangue prelevato da giovani su persone anziane, questo non è dato saperlo.

Sappiamo però che la vecchia accusa del sangue non risulta, alla luce di queste ricerche, così inverosimile. Anzi. Ed è del tutto inutile gridare, come accaduto costantemente negli ultimi due secoli, all’antisemitismo: paravento fatiscente per nascondere la verità e porre sotto gogna mediatica chi la denuncia.

Le ricerche dello studioso di origine ebraica Ariel Toaff andavano proprio in questa direzione ed è la stessa Wikipedia a farcene menzione.

Mentre, come abbiamo appena letto, secondo diverse ricerche scientifiche, esistono dati a suffragio delle proprietà terapeutiche del sangue giovane.

Ma non finisce qui. Bisogna fare i conti anche con la storia dell’adrenocromo che si solleva minacciosa come uno spettro, in fondo a questo fosco senario. Ne abbiamo già parlato.

In questa sede ci limitiamo tuttavia a ricordare come nel mondo scompaiono ogni anno 8 milioni di bambini. I dati agghiaccianti sono aggiornati annualmente in occasione della Giornata Internazionale per i Bambini Scomparsi che si celebra il 25 maggio. Ogni giorno sul nostro pianeta scompaiono 22.000 minori. Se una parte viene ridotta in schiavitù, l’altra non sappiamo che destino avrà. Secondo il direttore esecutivo dell’Unicef, Geeta Rao Gupta e la specialista in statistiche Claudia Cappa, nel mondo sono almeno 230 milioni i bambini “inesistenti”. Si tratta di bambini che, una volta nati, non sono stati registrati all’anagrafe e non hanno ricevuto un certificato di nascita.

Bimbi invisibili che nessuno cercherà mai.

Mentre le sette sataniche, d’altra parte, sappiamo che continuano a “bere il sangue dei minori”.

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