La guerra dell’Anticristo contro la Chiesa Cattolica e la Civiltà Cristiana
Il direttore di LifeSiteNews, John-Henry Westen, ha ospitato nel suo Show alla fine di maggio dello scorso anno Joshua Charles, convertito alla fede cattolica dal Protestantesimo e curatore di una nuova edizione di un libro che tratta del rapporto della Chiesa con la massoneria.
Alcuni brani della sua intervista risultano molto interessanti in merito a molti aspetti che riguardano la Chiesa Cattolica ma anche su quanto avviene prevalentemente nella società occidentale da alcuni secoli. E sul ruolo nascosto della massoneria fino all’arrivo dell’Anticristo.
Come riporta Westen, la Chiesa Cattolica ha diffuso ripetute condanne nei confronti della massoneria sin dalla sua nascita ufficiale nel Settecento. Nel 1885, il sacerdote cattolico mons. George Dillon, DD, pubblicò un libro in lingua inglese che descriveva dettagliatamente il complotto nascosto ordito dalla massoneria per rovesciare la Chiesa e distruggere la Cristianità, e il libro a sua volta ricevette l’approvazione di papa Leone XIII.
Il pontefice lo giudicò talmente attendibile che ne pagò la traduzione e la stampa in italiano.
Joshua Charles ha recentemente curato la nuova edizione del libro di Dillon pubblicato dalla TAN con il titolo: The War of the Antichrist with the Church and Christian Civilization, che spiega perché la Chiesa ha ripetutamente condannato la massoneria e quale siano i suoi ultimi obiettivi.
Secondo Charles, “La differenza essenziale è che noi cattolici crediamo di non poter salvare noi stessi. Dobbiamo ricevere lo Spirito Santo nel Battesimo e nei sacramenti se cadiamo, e questo ci viene dato dalla grazia di Dio, e quando ci viene dato, le nostre anime diventano un tempio per la Sua presenza… La radice della [massoneria ] è il contrario, la divinità risiede già nella natura umana… latente, per così dire, in attesa di essere sbloccata mediante loro stessi, dalla loro gnosi, dalle loro conoscenze, dalle loro conoscenze particolari, dai loro rituali, dai loro segni, dai loro simboli. E che in questo è la salvezza invece di una partecipazione alla natura divina stessa, credono che sia già presente. E quindi quando ci dirigiamo verso il panteismo, abbiamo la sensazione che il divino sia intrinseco alla natura stessa. E non c’è bisogno della grazia.”
Charles ha spiegato che i massoni hanno come obiettivo finale la reintroduzione delle religioni misteriche pagane pre-cristiane, come i Misteri Eleusini nell’antica Grecia o il Mitraismo nell’antica Roma.
“I veri libri massonici… affermano esplicitamente che sono la restaurazione del sistema misterico pagano che ha preceduto l’Incarnazione di Nostro Signore”, ha detto Charles. “E sappiamo dall’apostolo Paolo, che credo stia citando i Salmi, che gli déi delle nazioni sono demoni. Quindi prima dell’Incarnazione di Nostro Signore, ci fu letteralmente un atto di alleanza tra l’uomo e il demoniaco. E questo teneva il mondo, attraendolo all’ignoranza e alla superstizione. ”
“E così i misteri cristiani finiscono per soppiantare e distruggere, anzi sconfiggendoli, i misteri pagani. Ebbene, la massoneria si considera una restaurazione di questi misteri pagani. Questo è quello che dicono molti di loro”, ha continuato. “E quindi il motivo per cui vogliono restaurare questi misteri pagani è perché si tratta del sistema pre-cristiano in cui l’uomo trovava la salvezza in qualche falso tentativo di essere come Dio, che è ciò a cui Satana ci aveva tentato in primo luogo.”
Charles ha continuato affermando inoltre che il mezzo di questa reintroduzione dei culti misterici pagani è, secondo fonti massoniche, la reintroduzione di un’alleanza attiva tra gli esseri umani e il demoniaco.
Abbandonando un momento l’intervista, aggiungerei che si spiegano bene sotto questa luce le incredibili affermazioni che Vladimir Putin, presidente della Federazione Russa, ha rilasciato durante una recente intervista al canale televisivo PИA HOBOCTИ.
Putin ha dichiarato:
“Da secoli le élite occidentali usano riempirsi il ventre di carne umana e le tasche di denaro ma esse devono comprendere che il festino del vampiro sta per finire.”
Charles ha spiegato ancora che nella massoneria esistevano due partiti, un Partito Intellettuale e un Partito della Guerra, guidati da un direttorio segreto, l’ultimo direttore del quale, suggerisce Charles, sarà l’Anticristo. “Mons. Dillon sosteneva che esistesse un elenco segreto che controllava centralmente tutti o la maggior parte dei gruppi occulti nel mondo che cercavano di rovesciare la Cristianità”, mi ha detto Charles. “Ha affermato che questa directory era diretta da un individuo con pochissime persone intorno a lui che ne erano a conoscenza.”
“Questa directory controlla tutto a livello centrale”, ha continuato Charles. “E quello che fa è ciò che viene chiamato il Partito Intellettuale e il Partito della Guerra. Il Partito Intellettuale sono le idee, i legislatori, qualunque cosa. Il Partito della Guerra sono, immagino che potremmo dire, gli attivisti, i manifestanti di strada, forse quelli che diventano violenti. E fondamentalmente… il Partito Intellettuale sa sempre cosa stia facendo il Partito della Guerra. Ma il Partito della Guerra non sempre sa cosa faccia il Partito degli Intellettuali, quindi vengono tenuti separati.” […]
“Con l’Illuminismo… abbiamo iniziato a considerare la natura come qualcosa da manipolare e controllare a fini di potere, mentre… nella… mentalità cristiana medievale… la natura era sacramentale, nel senso che guardavi qualcosa nella natura e la associavi automaticamente a Dio. In che modo questa fatto naturale punta a ciò che è più alto di se stesso? Le cose sono cambiate davvero con l’Illuminismo”.
Secondo Charles, a causa del rifiuto del Magistero della Chiesa da parte dei primi protestanti, non c’era più un senso di certezza in materia religiosa, e questa mentalità si è diffusa nella filosofia e nelle scienze naturali, cambiando “la visione dell’uomo della natura da sacramentale a meccanicistica”.
L’obiettivo dei massoni specificamente contro il Cattolicesimo, sostiene ancora Charles, è legato alla venuta dell’Anticristo.
Sottolineando che la sua opinione è un’opinione basata sui commenti patristici della Scrittura, sostiene che l’uso da parte di san Paolo del termine “uomo dell’iniquità” nella sua lettera ai Tessalonicesi, universalmente ritenuto l’Anticristo, significa che Cristo e la Sua Chiesa sono le fonti della legittimità. Quindi, sostiene Charles, il programma massonico di reintrodurre i culti misterici pagani significa non solo una sfida alla distinzione cattolica tra ordine temporale e spirituale, qualcosa di estraneo al paganesimo che Charles ritiene i massoni vogliano reintrodurre, ma anche l’introduzione dell’Anticristo.
“Ora, perché è importante questa distinzione? Perché il potere temporale, un potere puramente naturale, privo di grazia, non è capace di condurre le persone a Dio”, ha proseguito. “C’è bisogno del potere spirituale, nel senso che le nostre menti… hanno bisogno della grazia… per discernere ciò che Dio richiede. La stessa cosa con il potere temporale. Il potere temporale ha bisogno del potere spirituale per guidarlo nella giusta direzione.”
Charles ha spiegato anche che il katéchon [dal greco antico τὸ κατέχον: ciò o colui che trattiene, n. d. r.], a cui fa riferimento san Paolo, la forza frenante che impedisce al mistero dell’iniquità di manifestarsi, è, nella sua comprensione, la Chiesa Cattolica, e che i culti misterici pagani sono il mistero dell’iniquità, che porta alla ascesa dell’Anticristo. […]
Qui aggiungerei le recenti parole rilasciate dall’arcivescovo Carlo Maria Viganò in occasione del “Primo Giorno della Memoria dell’Olocausto Sanitario”, che si è svolto in Italia l’11 marzo scorso, che procedono esattamente in questa direzione. Viganò sostiene infatti che la cabala globalista vorrebbe instaurare il regno dell’Anticristo sulla Terra. Ma ha sottolineato anche, di fronte a quello da lui stesso definito come “olocausto sanitario”, che “questi assassini si ritroveranno presto a rispondere dei loro crimini, se non davanti al tribunale del mondo, certamente davanti a Dio”.
Riferendosi quindi alle affermazioni del dottor Massimo Citro della Riva, Viganò ha commentato: “con questo termine (olocausto sanitario, n. d. r.) lei evidenzia da un lato la portata del crimine commesso dai servitori dell’OMS, e dall’altro la volontà di ‘sacrificare’ milioni di vittime al Moloch globalista. Non perda di vista questo elemento fondamentale: lo sterminio – con modalità non dissimili da quelle che i regimi totalitari del secolo scorso provocarono – ci mostra l’aspetto rituale del Great Reset e rivela la cultura di morte abbracciata da chi lo promuove”.
Ma facciamo ritorno all’intervista condotta dal direttore di LifeSiteNews:
Più tardi, durante la nostra conversazione, Charles ha citato papa san Gregorio Magno, dottore e padre della Chiesa.
Riferendosi ai Moralia su Giobbe di san Gregorio, Charles ha riferito: “La Chiesa prima della comparsa dell’Anticristo sarebbe stata gravemente indebolita. San Gregorio afferma… che la voce della dottrina sarebbe rimasta silenziosa. Afferma… che la penitenza sarebbe stata più debole, che ci sarebbero stati meno miracoli”.
Charles ha spiegato anche che san Gregorio fornisce due ragioni sul perché questo sarebbe accaduto, che concordano con ciò che san Paolo discute nella sua lettera ai Tessalonicesi. “San papa Gregorio Magno dice che la ragione per cui questa [debolezza della Chiesa] è permessa è affinché coloro… che non amano Nostro Signore, si mostrino chi e cosa sono, e tanto più facilmente cadano. Inoltre, coloro che amano Nostro Signore meriteranno ancora di più per il fatto che potranno contare sempre meno su ciò che vedono e sempre di più su ciò che sanno [da ciò che insegna l’immutabile Magistero della Chiesa]”.
Vigesimo quinto anno
Da un pontefice vissuto nell’antichità come san Gregorio Magno, facciamo ora un grande salto ad un altro papa vissuto più recentemente, che, come abbiamo già visto, si è battuto con tutte le sue forze nel corso della sua lunga vita contro l’assalto che la massoneria ha lanciato non soltanto contro la Chiesa Cattolica ma anche contro tutta la Cristianità.
Sto parlando di papa Leone XIII, che scrisse nel 1902, quasi a termine del suo pontificato, la lettera apostolica Vigesimo quinto anno. Nel corso della sua coraggiosa lettera, Leone XIII tratta di molte realtà dell’epoca che si rivelano ancora adesso di un’attualità impressionante. In particolare il pontefice tratta dell’entità Stato e della sua invisibile infiltrazione ad opera dei massoni, e sul destino e il ruolo cruciale svolto dalla Chiesa Cattolica.
Papa Leone XIII in una fotografia scattata intorno al 1898
Molte di queste affermazioni si integrano bene con le precedenti, fornendoci un quadro più ampio per la comprensione degli odierni fatti storici.
Scrive papa Leone XIII:
“La santa Chiesa di Cristo dovette sostenere in ogni tempo contrasti e persecuzioni per la Verità, per la giustizia. Istituita da Lui medesimo per propagar nel mondo il regno di Dio, e mercé la luce della legge evangelica guidare la decaduta umanità a un soprannaturale destino, cioè all’acquisto di beni immortali da Dio promessi, ma superiori alle nostre forze, urtò necessariamente contro le passioni che pullularono al piè dell’antica decadenza e corruzione, vale a dire contro l’orgoglio, la cupidigia e l’amore sfrenato dei godimenti terreni, e contro i vizi e i disordini che da esse procedono, e che nella Chiesa trovarono sempre il più poderoso ritegno. Né il fatto di queste persecuzioni vorrà recarCi stupore, se furono dal divino Maestro a nostra norma predette, e se sappiamo che dureranno quanto il mondo. Che disse infatti ai suoi Discepoli, inviandoli a portare il tesoro delle sue dottrine a tutte le genti? Ognuno lo sa: “Sarete perseguitati di città in città, sarete odiati e vilipesi per il mio nome, sarete tradotti innanzi ai tribunali e condannati a supremi patimenti”. E volendo incoraggiarli alla prova, additò se come esempio: “Si mundus vos odit, scitote quia me priorem vobis odio habuit” [“Se hanno odiato me, odieranno anche voi”, n. d. r.] (Gv 15,18). Ecco le gioie, ecco le ricompense promesse quaggiù. […]
Dischiuso così il cammino, sopraggiunge il filosofismo orgoglioso e beffardo del secolo decimottavo [1700, n. d. r.], e va più oltre. Ei toglie a scherno il sacro codice delle Scritture e ripudia in fascio tutte le Verità divinamente rivelate, coll’intento finale di spegnere nella coscienza delle nazioni ogni religiosa credenza, ogni alito di spiriti cristiani. Uscirono da queste fonti i funesti e deleteri sistemi del razionalismo e panteismo, del naturalismo e materialismo, che instaurano sotto nuova sembianza errori antichi già pur confutati vittoriosamente dai Padri e apologisti dei tempi cristiani. […] […]
E in quest’opera perniciosa e sleale va innanzi agli altri una setta tenebrosa, che la società porta da lunghi anni nei suoi fianchi, come un morbo letale, che ne contamina la sanità, la fecondità e la vita. Personificazione permanente della rivoluzione, costituisce una specie di società a rovescio, il cui scopo è un predominio occulto sulla società riconosciuta, e la cui ragione d’essere consiste nella guerra a Dio e alla sua Chiesa. Non sarebbe d’uopo neppure nominarla, ché tutti raffigurano a questi contrassegni la massoneria, della quale parlammo di proposito nella Nostra Enciclica “Humanum genus” del 20 Aprile 1884, denunziandone le malefiche tendenze, le false dottrine, le opere nefaste. Questa setta, che abbraccia nell’immensa rete quasi tutte le nazioni e si collega con altre sette, che muove con occulti fili, allettando i suoi affiliati con l’esca dei vantaggi che loro procura, piegando i reggitori ai suoi disegni or con promesse, or con minacce, è giunta ad infiltrarsi in tutti gli ordini sociali ed a formare quasi uno stato invisibile ed irresponsabile nello Stato legittimo. Piena dello spirito di Satana che, come diceva l’Apostolo, sa all’uopo trasfigurarsi in angelo di luce (2 Cor 11,14), vanta fini umanitari, ma tutto sfrutta ad intento settario, e mentre dichiara di non aver mire politiche, esercita larga azione nel movimento legislativo e amministrativo dello Stato; mentre professa rispetto alle autorità imperanti e perfino alla Religione, mira come a scopo supremo (ed i suoi stessi regolamenti lo affermano) allo sterminio dell’impero e del sacerdozio considerati da essa come nemici della libertà.”
Lo “stato invisibile e irresponsabile”
Leone XIII chiarisce senza mezzi termini come la massoneria abbia penetrato tutti gli strati della società, benché fosse ancora il 1903. Ma il rilievo più interessante è che papa Leone XIII parli di fatto di uno “stato invisibile ed irresponsabile” all’interno dello Stato legittimo. Ne ho parlato soltanto poco tempo fa: come ci trovassimo ormai davanti ad un anti-Stato che di fatto si è impadronito dello Stato legittimo. E’ la “setta”, la massoneria, l’unica responsabile della situazione, capace di mistificare la realtà celandosi dietro le apparenze di una falsa onestà e trasparenza. E’ molto significativo a tal proposito quell’angelo di luce in cui sa trasformarsi la massoneria secondo le necessità del momento per ingannare.
Qualche fondatissimo dubbio occorre porlo anche sulla legittimità stessa dello Stato repubblicano. Non si possono dimenticare le insistenti voci di brogli elettorali che accompagnarono la proclamazione della Repubblica nel giugno 1946.
Né si può dimenticare il copioso sangue versato nelle proteste che si verificarono in quelle ore febbrili che ne precedettero la proclamazione.
Al referendum istituzionale del 2 – 3 giugno 1946 la Repubblica ottenne 12 milioni di voti e la Monarchia 10 milioni. Ma l’Italia si trovava divisa: il Sud per la Corona, il Nord contro. La maggioranza doveva essere calcolata sul totale dei votanti (incluse quindi le schede bianche e nulle), e visto i numerosi ricorsi presentati dai monarchici il risultato non era affatto chiaro. Il 10 giugno la Corte di Cassazione comunicò il verdetto delle urne ma non proclamò la Repubblica, riservandosi di esaminare le contestazioni.
Davanti all’incertezza dell’esito del referendum e allo scontro tra De Gasperi e Umberto II, cominciarono a diffondersi notizie di brogli a danno della Monarchia, e i napoletani, dal 5 giugno scesero in piazza invocando il re. La città di Napoli era già stata teatro in precedenza di scontri sanguinosi, e l’allora ministro dell’Interno Giuseppe Romita aveva militarizzato la città con la polizia ausiliare.
Da più parti quindi si gridò ai brogli che accesero gli animi in città e la sera del 7 giugno 1946 una bomba, scagliata da mani ignote, colpì un gruppo di manifestanti monarchici e ferendo mortalmente un giovane, Ciro Martino, morto poi in ospedale.
La strage dei giovani Napoletani
Il giorno successivo si diffuse la voce, rivelatasi poi completamente infondata, di un arrivo a Napoli di Umberto II, deciso a battersi per la monarchia. Si formò un grande corteo monarchico, che si scontrò con un blocco di ausiliari di pubblica sicurezza inviati dal ministro dell’Interno Romita per controllare la situazione. Nello scontro morì, ferito alla testa, il quattordicenne Carlo Russo; la situazione non degenerò ulteriormente solo grazie all’intervento dei Carabinieri, al tempo ritenuti un’arma fedele al re. L’8 giugno durante incidenti con le forze di pubblica sicurezza rimase ucciso il sedicenne Gaetano d’Alessandro.
Qualche giorno dopo, precisamente l’11 giugno, mentre si era in attesa della proclamazione ufficiale dei risultati del referendum, si ebbero in via Medina scontri violentissimi: nella via all’epoca esisteva la sede napoletana del Partito Comunista Italiano. Quel giorno si diffuse la notizia che la sede del partito esponeva oltre alla bandiera rossa con falce e martello anche una bandiera tricolore priva dello stemma sabaudo e recante invece l’effigie di una testa di donna turrita, nel campo bianco al posto dello stemma sabaudo. Per i monarchici si trattava di una vera e propria provocazione. Un corteo monarchico si recò allora in via Medina, dove si trovava la sede del partito, e cercò di togliere il tricolore esposto, ma venne bloccato da un cordone della polizia. I manifestanti tentarono di raggiungere il balcone dove era esposto lo stendardo con una scala che fu prontamente fatta cadere: il marinaio che era arrivato in cima morì il giorno dopo in ospedale.
Ne seguì una feroce e sanguinosa repressione: presto arrivarono i rinforzi che non esitarono minimamente a sparare sulla folla. L’ordine arrivò da Roma, i monarchici lo attribuirono direttamente a Giorgio Amendola. Alla fine della giornata si contarono ben nove manifestanti monarchici uccisi e una cinquantina di feriti; tra i morti anche la giovane studentessa Ida Cavalieri che, avvolta con un tricolore con la corona sabauda, fu investita da un’autoblindo delle forze dell’ordine.
Di quei momenti terribili, dove furono massacrati anche ragazzini di soli quattordici anni, non ci resta quasi più nulla. Qualche sgranata fotografia, non un filmato. I libri di scuola avrebbero poi cancellato quell’episodio come se non fosse mai avvenuto, come se la vergogna di quelle morti di giovani minorenni (la maggiore età allora si raggiungeva a 21 anni) potesse e dovesse essere cancellata dalla memoria di tutta l’Italia.
Ma a noi il compito di non dimenticare: a guerra finita, alle innumerevoli stragi compiute dai partigiani, si aggiungeva ancora altro sangue versato da giovanissimi italiani.
Il volto “simbolo” di Anna Iberti incarnava “il nuovo ruolo della donna”, attraversando un buco nella copertina del Corriere della Sera del 6 giugno 1946 con la notizia dei risultati della nascita della Repubblica Italiana.
Ma a questo volto, anche se la “falsa storia” ha cancellato ogni traccia, dovrebbe esserne accostato un altro, sempre di una giovane donna: quello senza sorriso di Ida, di soli 19 anni, gli occhi spenti e un corpo senza vita avvolto in un tricolore italiano.
Era questo “il nuovo ruolo della donna”, che la Prima Repubblica aveva preparato?
Fotografie scattate a Napoli subito dopo gli scontri
Il popolo “sovrano” era costretto ad imparare che il prezzo pagato per esercitare la sua “sovranità” consisteva anche negli scontri violentissimi con le forze dell’ordine e nell’abbondante sangue versato: come già accaduto nella storia, le uniche “rivoluzioni” destinate “a buon fine” sarebbero state quelle manovrate dalla massoneria.
I dubbi sulla legittimità della proclamazione della Repubblica: colpo di Stato?
Antonio Parisi, giornalista e scrittore, ha riportato recentemente importanti retroscena che riguardarono la proclamazione della Repubblica Italiana. Nel corso di un’intervista rilasciata per l’emittente Radio Radio, Parisi ha affermato:
“Qualche anno fa sono state ritrovate a Roma in via Tiburtina e via Prenestina, dove si trovavano le tipografie di un importante imprenditore italiano, le schede mancanti richieste dalla Corte di Cassazione mai pervenute. Scrive Vezio Crisafulli, costituzionalista e membro della Corte Costituzionale, come in data 18 giugno 1946 la Corte di Cassazione si fosse riunita per la seconda volta e dovette prendere atto, dal ministro dell’Interno, del risultato. Ma si rifiutò di proclamare la Repubblica.
Il tutto avvenne tra le gravi minacce di Pietro Nenni, Sandro Pertini e altri che paventavano l’imminente scoppio di una guerra civile se non si fosse dichiarata la Repubblica. Il presidente della Corte di Cassazione si chiamava Giuseppe Pagano e diede le dimissioni, insieme con gli altri membri, per protesta.
La Repubblica Italiana afferma di essere nata in forza di un atto popolare perfetto: le leggi ad esempio sono un atto popolare perfetto ma se manca la firma del Presidente della Repubblica è una non – legge. Così una sentenza della magistratura se manca la firma del magistrato è una non – sentenza: Crisafulli afferma che se Umberto di Savoia non subì la debellatio allora la Repubblica nacque in forza di un colpo di Stato, compiuto da Alcide De Gaspari, che la notte tra il 12 e il 13 giugno si proclamò capo dello Stato senza attendere il risultato della Corte di Cassazione.
Il re trovandosi di fronte a un sostanziale colpo di Stato, partì per l’esilio al fine di scongiurare lo scoppio di una guerra civile. Tanto che il deputato Vincenzo Selvaggi, poi deputato dell’Assemblea Costituente, invitò il re all’arresto immediato di tutti i partecipanti al colpo di Stato.
Nel 1959 inoltre la magistratura di Roma affermò che Umberto di Savoia era “ancora re e non ex re”.
Aggiungo un piccolo particolare riguardante uno degli uomini coinvolti nell’intricata vicenda: Vincenzo Selvaggi, che nel 1953 tornò in parlamento nella II legislatura alla Camera con il Partito Nazionale Monarchico e passò poi nelle file del Partito Monarchico Popolare, morì prematuramente nel 1957, quando era ancora deputato, all’età di soli 43 anni. Subentrò nella sua carica Luigi Zuppante.
Le tempeste non toccano il fondo, e passano
Alla Vigesimo quinto anno del 1903, fanno eco le parole scritte da papa Leone XIII nella sua precedente enciclica: Inimica Vis del 1892. Afferma il pontefice:
“Ora sono in pericolo la fede degli avi e la salvezza assicurata agli uomini da Gesù Cristo, e conseguentemente anche i benefìci della civiltà cristiana. Infatti, la setta dei Massoni, non temendo nulla, non indietreggiando davanti a nessuno, aumenta ogni giorno d’audacia: il suo contagio è penetrato in tutte le comunità ed essa si sforza sempre più per insinuarsi in tutte le istituzioni pubbliche, cospirando in tal modo, secondo la sua abitudine, per strappare al popolo italiano la religione cattolica, principio e sorgente dei beni supremi.
Da qui i molteplici artifìci per attaccare la fede divina; da qui il disprezzo della legittima libertà della Chiesa oppressa dalle leggi. Si ammette così in teoria ed in pratica che la Chiesa non ha in sé il diritto e la ragione d’essere di una società perfetta; che lo Stato debba avere la prevalenza su di lei e che il potere civile debba avere la precedenza sul potere spirituale.
Da questa dottrina perniciosa e falsa, più volte condannata dai giudizi della Sede Apostolica, derivano molti mali, e specialmente il fatto che i governanti civili si arrogano dei diritti che non appartengono ai loro poteri, e non esitano punto ad appropriarsi di quello che hanno tolto alla Chiesa.”
Ma torniamo alla successiva Vigesimo quinto anno:
“[…] L’impiego, dappertutto, delle medesime armi della calunnia e dell’eccitamento popolare, mostrano l’identità dei propositi e la parola d’ordine uscita da uno stesso centro di direzione. Episodio del resto che si associa a quel piano prestabilito, e che si va largamente traducendo in atto, per moltiplicare i danni già da Noi annoverati, e soprattutto per restringere fino alla totale esclusione l’insegnamento religioso, formando così generazioni d’indifferenti e d’increduli; per impugnare con la stampa la morale della Chiesa, per schernirne finalmente le pratiche e profanarne le feste.”
Già qui viene ben delineato il ruolo cruciale di continua mistificazione della verità svolto dalla stampa (e successivamente dagli altri media) che istiga le masse verso un decadimento dei costumi e soprattutto dei valori. Cui si aggiunge l’attacco alla fede stessa della Chiesa.
Tuttavia papa Leone XIII conclude lasciando sempre aperta la porta alla speranza, che nella fede diviene certezza, che le trame della massoneria ordite ai danni della Chiesa e del popolo italiano non giungeranno mai all’esito voluto. Anzi, Dio stesso “fornirà mezzi nuovi e impensati” perché le forze del male non prevalgano.
“Non vorremmo che il quadro delle dolorose condizioni presenti avesse punto da abbattere nell’animo dei credenti la piena fiducia nel divino aiuto, che maturerà a suo tempo e per le sue vie il finale trionfo. Noi siamo altamente contristati nell’intimo del cuore, non però trepidi degl’immortali destini della Chiesa. La persecuzione, come dicemmo da principio, è il suo retaggio, perché Iddio ne trae beni più alti e preziosi, provando e purificando i Suoi figli. Ma pur permettendo le vessazioni e i contrasti, manifesta la Sua divina assistenza, che fornisce mezzi nuovi ed impensati, onde l’opera resta e ricresce senza che prevalgano le forze congiurate a suo danno. Diciannove secoli di vita, durata tra il flusso e riflusso delle umane vicende, insegnano che le tempeste non toccano il fondo, e passano.”
Il trionfo alle recenti elezioni russe ancora una volta di Vladimir Putin da una parte, e la passerella che Donald Trump sta compiendo alle primarie del suo partito, dall’altra, ci indicano con chiarezza che la Cristianità non è affatto sconfitta: la guerra dell’Anticristo voluta dalla massoneria è persa, almeno per il momento.
Anche se sappiamo dalla Sacra Scrittura, e precisamente dal libro dell’Apocalisse di Giovanni, che l’Anticristo tornerà in ultimo a sollevarsi. Tuttavia, secondo le parole pronunciate dalla Madonna stessa a Fatima, potremo sperare prima in un lungo “tempo di pace” che precederà la venuta dell’Anticristo.
Mai come nel tempo presente infatti la massoneria mondiale si trova in così grande difficoltà: i progetti delle élite per il Nuovo Ordine Mondiale sono andati definitivamente in fumo e continuano a susseguirsi strani eventi. La dinastia dei Windsor, legata a doppio filo con la massoneria, dopo la morte della regina Elisabetta si trova in grande crisi e sembra prossima alla fine. Carlo è gravemente malato ed è sparito dalla scena pubblica, la nuora Kate ha subito un delicato intervento all’addome e non si è più vista pubblicamente. Piuttosto, sono state fatte circolare foto ritoccate e un filmato dubbio, che in molti ritengono abbia ripreso una sosia e non la principessa. Così anche William sembra essere uscito di scena e non aver alcuna intenzione di rimpiazzare il posto lasciato vuoto dal padre.
“Le tempeste – come scrisse papa Leone XIII – non toccano il fondo e passano.”
La Cristianità, ma quindi anche la Chiesa Cattolica, sono ben lungi dall’essere vinte, malgrado le infiltrazioni massoniche abbiano attaccato la Chiesa al suo interno.
Così lo stato invisibile italiano ha subito insieme al governo Meloni un’altra cocente umiliazione: il governo aveva preparato infatti un testo di “condanna delle elezioni” avvenute in Russia pochi giorni fa. Ma il Dipartimento di Stato di Anthony Blinken ne ha bloccato il testo: è la stessa Repubblica degli Elkann a darci la notizia.
“Una divergenza di vedute tra il Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca e il Dipartimento di Stato sarebbe all’origine del mancato comunicato di condanna delle elezioni russe da parte del G7.”
Questo, se mai ce ne fosse ancora bisogno, ci fornisce chiare indicazioni su chi ha effettivamente il controllo del governo degli Stati Uniti d’America; il quale governo malgrado i primi proclami non ha mai inviato gli armamenti tanto richiesti da Zelensky in Ucraina. Dopo la sparizione e la fuga della vice presidente Kamala Harris, infatti, l’amministrazione Biden non è mai stata realmente in controllo.
L’Unione Europea è ormai isolata e lo stato invisibile italiano non fa eccezione. Sembrano davvero gli ultimi colpi di coda di una bestia colpita mortalmente, ma che tarda a morire.
Ancora Repubblica ci informa: “Con una decisione a sorpresa, oggi il primo ministro irlandese Leo Varadkar ha annunciato le sue dimissioni. Il Taoiseach (come si chiama in lingua gaelica il leader di governo) ha annunciato in una conferenza stampa improvvisata a Dublino di lasciare ‘per motivi personali e politici, ma soprattutto politici’, senza però andare nei dettagli”.
A precedere Varadkar lo scorso dicembre, il primo ministro del Galles, Mark Drakeford, che aveva annunciato le proprie dimissioni sia dalla carica di primo ministro che da quella di leader del Partito laburista del Galles.
Il globalismo sta perdendo pezzo a pezzo i suoi sostenitori mentre il governo Meloni si trova isolato e privo dei suoi referenti sovranazionali. Matteo Salvini tenta ancora di riconquistare un improbabile consenso lodando adesso il presidente Putin.
Un uomo da non dimenticare
Vigesimo quinto anno, che abbiamo ricordato, rimane il testamento spirituale di papa Leone XIII, colmo di fede e di speranza, che ci delinea un acuto quadro dell’epoca oltre che, in maniera impressionante, quello attuale. Ma ci dice tanto anche su quello che fu il temperamento e la forza di un uomo eccezionale.
Leone XIII, al secolo Vincenzo Pecci, originario della provincia di Roma, sarebbe morto l’anno successivo all’età di 93 anni.
Papa Leone XIII in un fotogramma di una pellicola del 1898, girata da William Dickson per la Biograph: è il primo filmato della storia in cui compare un papa
Per tutta la vita, anche da pontefice, visse in modo sobrio e senza pretese: abituato a vivere persino senza riscaldamento nei mesi più freddi, acconsentì ad accendere i caloriferi dei suoi appartamenti vaticani solo pochi anni prima di morire, su espresso consiglio dei medici. Lavorò alacremente fino all’ultimo, lottando contro la morte, e in modo incessante. Così scrisse La Domenica del Corriere, sei giorni dopo la sua morte, avvenuta il 20 luglio 1903:
“La storia ricorderà a lungo la lotta che il pontefice sostenne con la morte, quantunque tutti prevedessero che in causa della tarda, eccezionale età egli non potesse giacere a lungo malato. Dal 5 luglio i fedeli s’attendevano ogni mattina l’annuncio del decesso. I romani accorrevano in piazza San Pietro per osservare la finestra della camera da letto e trarre oroscopi dalla durata del tempo che rimaneva aperta per il cambio d’aria, ma ognuno apprendeva tosto con lieto stupore che l’illustre infermo aveva ricevuto i suoi cardinali, s’era occupato delle faccende relative al governo della Chiesa, era passato dal letto su la poltrona e persino aveva all’indomani dell’estrema unzione corretto le bozze della sua ultima poesia in latino. Con l’ostinazione dei fanciulli e dei vecchi vigorosi, Leone XIII si è spesso ribellato alle ingiunzioni dei suoi medici, a dir la verità senza immediato suo danno.”
E’ il ritratto stesso della forza instancabile della Chiesa, che mai, per mezzo della croce e del sicuro sostegno del suo Signore ma anche della Chiesa celeste, che nello Spirito Santo non fa sosta alcuna nella sua incessante preghiera rivolta al Padre, potrà essere vinta dalle forze oscure del male.