Il grafene è diventato il materiale innovativo del futuro.
Si possono ormai reperire ovunque articoli che ne decantano le proprietà eccezionali e l’enorme versatilità nei molteplici possibili usi.
Da circa vent’anni sono state scoperte o sintetizzate molte forme nuove di nanomateriali di carbonio, inclusi fullereni, nanotubi di carbonio e strati di grafene. Si tratta di materiali promettenti per molti rami della nano industria, in quanto hanno proprietà elettroniche, elettromagnetiche, termiche, ottiche e di assorbimento uniche.
Dal punto di vista chimico, il grafene possiede 4 elettroni esternamente e quindi è un’ottimo conduttore di elettricità. Inoltre ha buona conduttività termica, è flessibile, elastico ed è trasparente al 97%.
Il grafene è anche molto resistente, persino più resistente dell’acciaio e del diamante.
La società Ningbo Morsh Technology fondata nel 2012 è la più grande produttrice di grafene, che viene usato nell’elettronica, per la produzione di sensori per schermi di telefoni, vari tipi di sensori di biogas e gas e altri dispositivi ad alta tecnologia.
Si ipotizza l’impiego del grafene persino nel campo dell’edilizia: apparentemente, l’aggiunta di solo lo 0,1% di grafene al calcestruzzo contribuisce a renderlo significativamente più resistente, consente l’impiego di minori quantità di materiale per lo stesso fine, ne migliora la durata.
Ormai il grafene è entrato anche nel settore dell’abbigliamento: è usato per giacche e vestiti, i quali sono dotati di LED, che reagiscono alla respirazione e alla temperatura corporea cambiando colore.
Le racchette da tennis in grafene pesano fino a 300 grammi in meno rispetto alle normali racchette da tennis a parità di forza d’impatto. Infine, troviamo il grafene anche nell’olio per motori, dove viene progettato per ridurre l’usura del motore stesso.
Ma l’uso del grafene si è diffuso anche in campo medico. Grazie a dei ricercatori cinesi sono nate le maschere mediche usa e getta “rafforzate” con grafene. Queste mascherine si possono sterilizzare al sole e riutilizzare.
Ma si parla dell’uso del grafene anche nei farmaci.
Così scriveva la testata OggiScienza già nel 2021:
L’uso di nanoparticelle di grafene nei farmaci è un campo di grande interesse e la ricerca che esplora questa applicazione è già all’opera da molti anni.
Qualche anno fa, sulla rivista Biomaterials, i ricercatori della SISSA di Trieste hanno pubblicato un articolo che documenta la possibilità di usare questo materiale come vettore nella medicina di precisione e, in particolare, nel trattamento degli stati di ansia patologici.
Secondo degli studi su modelli animali, le nanoparticelle di ossido di grafene sono in grado d’interferire con l’attività delle sinapsi delle cellule neuronali del cervello ed inibire la comparsa di stati d’ansia patologici.
“La ricerca condotta dagli scienziati della SISSA è solo una delle molte ricerche che riguardano l’uso del grafene in medicina. Fra i molti progetti sul tema finanziati dall’Unione Europea, quello legato al grafene (Graphene Flagship) è particolarmente vasto e abbraccia un gran numero di aziende e istituzioni scientifiche, con moltissime pubblicazioni all’attivo. Oltre che per le sue interazioni con le sinapsi, il grafene ha dimostrato di poter interagire con un gran numero di biomolecole, destando un certo interesse anche come possibile antitumorale e antimicrobico”.
“Le proprietà ottiche e magnetiche del grafene, inoltre, lo rendono un materiale promettente sia per quanto riguarda la messa a punto di dispositivi ottici che biosensori per diagnosi precoci. Ulteriori applicazioni sono nel campo delle protesi, in particolare delle protesi articolari e ossee, in cui non solo si possono sfruttare le caratteristiche strutturali del materiale, ma anche le sue proprietà antibatteriche per ridurre al minimo il rischio di infezione legato a questo tipo di interventi”.
Ma questo nuovo materiale, il cui isolamento per la prima volta sarebbe avvenuto nel 2004, è mai stato studiato per quanto riguarda il profilo della sua possibile tossicità?
Una società civile, quale pretenderebbe essere quella in cui viviamo, prima di sdoganare massicciamente l’uso del grafene a strettissimo contatto con l’uomo e con l’ambiente, dovrebbe compiere degli studi seri e completi sulla tossicità del nuovo materiale.
Ma voi credete che l’abbiano fatto? Si parla di giacche, indumenti, mascherine facciali, addirittura farmaci e dispositivi medici, ma si è dimenticato un piccolo particolare.
Ovvero che gli studi al riguardo sul grafene sono pochi e frammentari.
Qui di seguito riporto – a tal proposito – un interessante articolo datato 2012, facilmente reperibile su Internet, che tratta brevemente sulla tossicità del grafene.
Piccolo particolare da segnalare, quasi tutti i link in uscita che trattano di ricerche sulla pericolosità del materiale, sono stati accuratamente rimossi nel tempo.
Il grafene è tossico, attacca le cellule e le danneggia
Un nuovo studio realizzato presso la Brown University dimostra che il grafene è potenzialmente tossico per gli esseri umani. La notizia non è del tutto nuova, ma il lavoro degli scienziati contribuisce a dissipare i dubbi esistenti: questo materiale “bidimensionale” può penetrare nelle cellule e danneggiarle anche gravemente.
Si riaccende così il dibattito sulla pericolosità di questo materiale (qui un articolo del 2012). In primo luogo per le persone coinvolte nella sua produzione, particolarmente esposte alle particelle nanometriche, ma anche per il consumatore finale: non è noto infatti cosa potrebbe accadere se un oggetto con del grafene al suo interno dovesse rompersi, liberando nell’ambiente polveri sottilissime di questo materiale – che il nostro sistema respiratorio non è in grado di filtrare.
Affilati come rasoi nanometrici
Il grafene è infatti, sostanzialmente, un “foglio” di carbonio puro spesso solo un atomo, e ha le qualità più svariate: ne abbiamo parlato a più riprese perché è il miglior candidato per sostituire il silicio, per realizzare nuovi sistemi di raffreddamento, celle solari e tante altre cose.
Secondo questa nuova ricerca (PDF) però i frammenti di grafene possono penetrare nelle cellule (non solo quelle umane) e comprometterne la funzionalità. Se questa possibilità era già nota in passato, la novità è che gli scienziati della Brown hanno preso in considerazione frammenti dai bordi frastagliati che, nelle simulazioni al computer, si erano rivelati meno pericolosi.
I ricercatori hanno sperimento gli effetti dei frammenti di grafene su tessuti umani (polmoni, pelle, cellule immunitarie), vedendo al microscopio come il materiale miracoloso penetrava nelle cellule, che ne inglobavano pezzi grandi anche dieci micrometri.
Si tratta d’informazioni da prendere con molta serietà, per chi già oggi lavora alla produzione del grafene, e anche per tutti noi. Il rischio più immediato è quello legato all’inalazione, ma ci sono anche il contatto diretto con occhi e pelle o l’ingestione da prendere in considerazione. Tutti argomenti da valutare con attenzione, visto che questo materiale molto probabilmente sarà molto comune nel giro di pochi anni, e di certo nessuno vuole rivivere l’esperienza dell’Eternit.
Vi ho appena riportato l’articolo sopra perché esso si rivela essere particolarmente credibile, nonostante sia stato mutilato dei link che lo supportavano.
Riporto adesso alcuni stralci tra i più significativi di uno studio sulla tossicità del grafene condotto da ricercatori cinesi.
Dal Background dello studio:
«[…] Insieme all’aumento dell’applicazione e della produzione di GFN (nanomateriali della famiglia del grafene, n. d. r.), aumenta anche il rischio di un’esposizione occupazionale o ambientale non intenzionale ai GFN [ 26 ]. E recentemente, ci sono alcune indagini sull’esposizione ai GFN in contesti professionali e i dati pubblicati hanno mostrato che l’esposizione professionale ai GFN aveva una potenziale tossicità per i lavoratori e i ricercatori [ 27 – 29 ]. I GFN possono essere somministrati nei corpi mediante instillazione intratracheale [ 30 ], somministrazione orale [ 31 ], iniezione endovenosa [32 ], iniezione intraperitoneale [ 33 ] e iniezione sottocutanea [ 34]. I GFN possono indurre lesioni acute e croniche nei tessuti penetrando attraverso la barriera emato-aria, la barriera emato-testicolare, la barriera emato-encefalica e la barriera emato-placentare ecc. e accumulandosi nei polmoni, nel fegato e nella milza ecc. Ad esempio, alcuni aerosol di nanomateriali di grafene possono essere inalati e sostanziali depositi nel tratto respiratorio, e possono facilmente penetrare attraverso le vie aeree tracheobronchiali e quindi transitare fino alle vie aeree polmonari inferiori, con conseguente formazione di granulomi, fibrosi polmonare ed effetti avversi sulla salute delle persone esposte persone [ 2 , 29 ]. Diverse revisioni hanno delineato le proprietà uniche [ 35 , 36] e ha riassunto le ultime potenziali applicazioni biologiche dei GFN per la somministrazione di farmaci, la somministrazione di geni, i biosensori, l’ingegneria tissutale e la neurochirurgia [ 37 – 39 ]; valutato la biocompatibilità dei GFN nelle cellule (batteriche, di mammifero e vegetali) [ 7 , 40 , 41 ] e animali (topi e zebrafish) [ 42 ]; raccolto informazioni sull’influenza dei GFN nel suolo e negli ambienti acquatici [ 43]. Sebbene queste revisioni abbiano discusso i relativi profili di sicurezza e la nanotossicologia dei GFN, le conclusioni specifiche e i meccanismi dettagliati di tossicità erano insufficienti e i meccanismi di tossicità non sono stati riassunti completamente. I meccanismi tossicologici dei GFN dimostrati in studi recenti contengono principalmente risposta infiammatoria, danno al DNA, apoptosi, autofagia e necrosi ecc.
Tossicità dei GFN (in vivo e in vitro):
I GFN penetrano attraverso le barriere fisiologiche o le strutture cellulari attraverso diverse modalità di esposizione o vie di somministrazione e entrano nel corpo o nelle cellule, provocando infine tossicità in vivo e in vitro. […] […].
I GFN raggiungono varie località attraverso la circolazione sanguigna o le barriere biologiche dopo essere entrati nel corpo, il che si traduce in vari gradi di ritenzione in diversi organi. A causa delle loro dimensioni nanometriche, i GFN possono raggiungere gli organi più profondi attraversando le normali barriere fisiologiche, come la barriera emato-aria, la barriera emato-testicolare, la barriera emato-encefalica e la barriera emato-placentare.
Barriera sangue-aria
I polmoni sono un potenziale ingresso per le nanoparticelle di grafene nel corpo umano attraverso le vie aeree. I nanosheet di GO (ossido di grafene, n. d. r.) inalati possono distruggere l’ultrastruttura e le proprietà biofisiche del film di surfattante polmonare (PS), che è la prima linea di difesa dell’ospite, e far emergere la loro potenziale tossicità [54 ] . Le particelle agglomerate o disperse si depositano sulla superficie alveolare interna all’interno degli alveoli e quindi vengono inghiottite dai macrofagi alveolari (MA) [ 55 ].
Barriera emato-encefalica
[…] I punti quantici di grafene (GQD), con una piccola dimensione inferiore a 100 nm, possono attraversare la barriera emato-encefalica [ 64 ]. Gli studi su come i materiali di grafene attraversano la barriera emato-encefalica e causano neurotossicità sono molto rari e sono necessari più dati per trarre una conclusione.
Barriera emato-placentare
La barriera placentare è indispensabile per mantenere la gravidanza, in quanto media lo scambio di nutrienti e prodotti metabolici di scarto, esercita funzioni metaboliche vitali e secerne ormoni [ 67 ]. Una recente revisione ha suggerito che la placenta non fornisce una barriera stretta contro il trasferimento di nanoparticelle ai feti, in particolare contro la distribuzione di nanoparticelle carboniose al e nel feto [42 ] […]
[…] I rapporti hanno mostrato che molte nanoparticelle attraversavano la barriera placentare e influenzavano fortemente lo sviluppo degli embrioni [ 71–75 ]. Ma gli studi sull’esposizione ai materiali di grafene attraverso la barriera placentare sono carenti e il modo in cui queste particelle si trasferiscono agli embrioni dovrebbe essere valutato in dettaglio in futuro.
[…] Altre barriere non sono state valutate in studi recenti, come le barriere cutanee, che non sono state menzionate in nessuno delle centinaia di studi sulla tossicità dei GFN ricercati. Inoltre, il meccanismo con cui i GFN attraversano queste barriere non è ben compreso e sono urgentemente necessarie indagini più sistematiche.
Distribuzione ed escrezione dei GFN nei tessuti
Il GO (ossido di grafene, n. d. r.) somministrato per via endovenosa è entrato nel corpo attraverso la circolazione sanguigna ed è stato altamente trattenuto nei polmoni, nel fegato, nella milza e nel midollo osseo, e nei polmoni dei topi sono stati osservati infiltrazione di cellule infiammatorie, formazione di granulomi ed edema polmonare dopo l’iniezione endovenosa di 10 mg kg/peso corporeo GO [ 49]. Allo stesso modo, è stato osservato un elevato accumulo di derivati GO PEGilati [qui per approfondimenti sul processo di PEGilazione, n. d. r.] nel sistema reticoloendoteliale (RES), inclusi fegato e milza, dopo l’iniezione intraperitoneale. Al contrario, GO-PEG e FLG non hanno mostrato assorbimento rilevabile nel tratto gastrointestinale o assorbimento tissutale tramite somministrazione orale [ 31 ].
Il metabolismo e l’escrezione dei nanomateriali sono processi a lungo termine, tuttavia, i recenti studi sui GFN si sono limitati a valutazioni tossicologiche a breve termine e l’accumulo e la tossicità a lungo termine dei GFN su diversi tessuti rimangono sconosciuti. Pertanto, è necessario eseguire studi a lungo termine sulla deposizione e l’escrezione di GFN utilizzando diverse cellule e animali per garantire la biosicurezza dei materiali prima dell’utilizzo in applicazioni biomediche umane.
Tossicità negli organi interni
Il GO può provocare una risposta infiammatoria acuta e lesioni croniche interferendo con le normali funzioni fisiologiche di organi importanti [ 32 , 81 ]. […]
I GFN hanno causato infiammazione e sono rimasti nel polmone 90 giorni dopo una singola instillazione intratracheale, e persino traslocati ai linfonodi polmonari con una sola inalazione nasale. 96 , 97 ]. Una dose elevata di GO che forma aggregazioni può bloccare i vasi sanguigni polmonari e provocare dispnea [ 50 , 98 ], e trombi piastrinici sono stati osservati ad alte concentrazioni di 1 e 2 mg/kg di peso corporeo tramite iniezione endovenosa [ 89 ]. Secondo quanto riferito, il GO ha interrotto la barriera alveolo-capillare, consentendo alle cellule infiammatorie di infiltrarsi nei polmoni e stimolare il rilascio di citochine pro-infiammatorie [ 99]. […] […]
Danno al DNA
A causa delle sue piccole dimensioni, dell’elevata area superficiale e della carica superficiale, il GO può possedere proprietà genotossiche significative e causare gravi danni al DNA, ad esempio frammentazione cromosomica, rotture del filamento di DNA, mutazioni puntiformi e addotti e alterazioni ossidative del DNA [ 87 , 122 , 185 , 186 ]. […]
Risposta infiammatoria
I GFN possono causare una risposta infiammatoria significativa tra cui l’infiltrazione di cellule infiammatorie, l’edema polmonare e la formazione di granulomi ad alte dosi tramite instillazione intratracheale o somministrazione endovenosa [ 30 , 49 ]. Le piastrine sono i componenti importanti nella formazione del coagulo per attaccare i patogeni e il particolato durante la risposta infiammatoria e il GO potrebbe attivare direttamente la formazione di trombi ricchi di piastrine per occludere i vasi polmonari dopo l’iniezione endovenosa [98 , 191 ] . Una forte risposta infiammatoria è stata indotta dall’iniezione sottocutanea di GO per 21 giorni, insieme alla secrezione di citochine chiave, tra cui IL-6, IL-12, TNF-α, MCP-1 e IFN-g [ 34 , 192]. […]
Apoptosi
L’apoptosi è definita come l’autodistruzione di una cellula regolata da geni attraverso programmi complicati [ 83 , 195 ]. GO e rGO hanno causato apoptosi e infiammazione nei polmoni dei topi dopo l’inalazione [ 99 ], e anche i GFN hanno avuto effetti pro-apoptotici nelle cellule [ 111 , 113 , 124 , 196 ]. […]
Necrosi
La necrosi è una forma alternativa di morte cellulare indotta da risposte infiammatorie o danno cellulare. L’esposizione delle cellule al grafene incontaminato provoca apoptosi e necrosi a dosi elevate (50 mg/ml) [ 83 ].
Cambiamenti epigenetici
[…] Un recente articolo ha riportato che l’esposizione a SL-GO/FL-GO ha provocato l’ipermetilazione globale del DNA attraverso la sovraregolazione dei geni DNMT3B e MBD1; il trattamento con GNP ha causato ipometilazione diminuendo l’espressione dei geni DNMT3B e MBD1 [ 216 ]. […]
[…] Questi dati suggeriscono che i GFN potrebbero causare sottili cambiamenti nella programmazione dell’espressione genica modulando i cambiamenti epigenetici. Tuttavia, gli studi sui cambiamenti epigenetici indotti dai GFN sono pochi e il meccanismo epigenetico causato dall’esposizione ai GFN non è completamente compreso.
Lacune nei dati e studi futuri
Attualmente, la letteratura è insufficiente per trarre conclusioni sui potenziali pericoli dei GFN.
Conclusioni
Negli ultimi anni, i GFN sono stati ampiamente utilizzati in una vasta gamma di campi tecnologici e biomedici. Attualmente, la maggior parte degli esperimenti si è concentrata sulla tossicità dei GFN nei polmoni e nel fegato. Pertanto, gli studi sulle lesioni cerebrali o sulla neurotossicità meritano maggiore attenzione in futuro. Molti esperimenti hanno dimostrato che i GFN hanno effetti collaterali tossici in molte applicazioni biologiche, ma è urgente lo studio approfondito dei meccanismi di tossicità. Inoltre, i risultati contrastanti relativi alla tossicità dei GFN devono essere affrontati con metodi sperimentali efficaci e studi sistematici. […].
Come abbiamo visto sopra, dunque, il grafene penetra la barriera emato-encefalica ed emato-placentare, può essere tossico per molti organi vitali, provocare mutazioni genetiche ed apoptosi e necrosi cellulare.
E in particolare mi preme rilevare come dopo “una singola inalazione nasale” i GFN sono rimasti nei polmoni “e persino traslocati ai linfonodi polmonari”. Si parla anche di aggregazioni che possono bloccare i vasi sanguigni polmonari e provocare dispnea dopo una dose elevata di GO e “trombi piastrinici ad alte concentrazioni di 1 e 2 mg/kg di peso corporeo tramite iniezione endovenosa”, “consentendo alle cellule infiammatorie di infiltrarsi nei polmoni e stimolare il rilascio di citochine pro-infiammatorie”, dando origine ad edema polmonare e alla formazione di granulomi.
Non può passare inosservato come gli effetti provocati dai GFN si possano oggettivamente sovrapporre agli effetti attribuibili all’infezione da SARS-CoV-2.
E questo, peraltro già osservato da molti, deve far riflettere non poco.
Ma non solo. Anche molti sintomi accusati da coloro che hanno ricevuto una o più dosi dei sieri sperimentali anti COVID si possono sovrapporre ad una intossicazione da GFN. Sieri sperimentali in cui è stato comprovata, da analisi di più scienziati accreditati, la presenza di GFN.
L’avvenuta inspiegabile esplosione delle patologie tumorali, i coaguli trovati nel sangue dei vaccinati durante le autopsie, le patologie polmonari, le trombosi, gli ictus e gli infarti, che stanno letteralmente falcidiando non solo la popolazione italiana ma anche quella mondiale, possono trovare la loro spiegazione con un’esposizione elevata del corpo umano ai GFN.
Ma non finisce qui.
Esistono prove che il grafene sia stato usato nelle applicazioni di geoingegneria solare.
E’ stata rilevata la presenza di ossido di grafene nelle acque piovane.
Questo ci spiegherebbe bene un ultimo enigma. Mi riferisco infatti a quanto accadde a Bergamo e dintorni a partire dal febbraio 2020.
E non solo. Mi riferisco anche a quell’ondata di bronchioliti e malattie respiratorie che hanno recentemente investito l’Italia, ma che si osservavano già negli anni precedenti a quel fatidico 2020.
Anche se questa ipotesi, per quel che mi risulta, non è stata ancora avanzata da nessuno, ritengo possa essere una spiegazione più che credibile ai gravi fatti sopracitati, e che hanno colpito l’Italia, ovvero un Paese che vanta un gran numero di coste esposte al mare (e ai suoi benefici) per estensione di territorio.
Il grafene sembra essere divenuto dunque il filo conduttore, quel filo di Arianna seguendo il quale è possibile arrivare a tutta la verità.
Non sarà un caso se molti profeti della falsa informazione continuano a non voler sentire parlare di grafene nei sieri anti COVID, ma si ostinano invece a discutere abbondantemente sulla tossicità della proteina Spike, che però non risulta essere presente alle analisi dei sieri anti COVID. Mentre secondo le TV, almeno fino a qualche anno fa, nemmeno esisteva.
E se ora se ne ammette finalmente l’esistenza, è solo per decantarne le proprietà mirabolanti. Come se l’umanità non potesse più far a meno di esso.
Il grafene è la chiave di tutto, quello stesso grafene che può esser tossico anche solo per inalazione.
Ecco perché ne stanno sdoganato massicciamente l’utilizzo, senza che vi siano studi sufficienti che ne dimostrino la sicurezza per uso umano.
La vicenda dell’Eternit si ripete e, esattamente come accadde la prima volta, molti di coloro che stanno spingendo l’uso del grafene in tutti i campi sono perfettamente coscienti e consapevoli dei gravi rischi che esso può comportare per le persone che vi entrano in contatto.
Ma se stavolta l’affare è molto, molto più grosso di allora, è vero anche che sarà difficile per i governi di tutto il mondo continuare a nascondere all’infinito l’evidenza di quel grandissimo numero di morti improvvise che stanno colpendo la popolazione mondiale.
E se l’Italia continua ad ignorare il tutto non fornendo neppure i dati a livello europeo sull’eccesso di mortalità fine 2022 che l’ha colpita, i nostri politici in declino non si salveranno occupandosi solo di guerra in Ucraina e colloqui con Zelensky, mentre tentano di portare avanti l’agenda dell’austerità imposta dall’Unione Europea.
Dati eccesso di mortalità in Europa nel dicembre 2022
I loro referenti sovranazionali, anch’essi in declino, non potranno più proteggerli quando arriverà quello tsunami che è ormai programmato come una bomba ad orologeria.