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Chiesa Cattolica e massoneria: “tavolo permanente” o totale inconciliabilità fra le parti? La segretezza delle logge e l’assalto al papato

La Chiesa Cattolica proibisce il coinvolgimento e l’appartenenza alle logge massoniche, anche se vi sono persone che dichiarano essere sia massoni che cattolici. Costoro affermano di attendere il tempo in cui il Vaticano cesserà la persecuzione dei massoni, revocando i divieti contro i cattolici di aderire alla massoneria. 

Ma la storia della Chiesa ci dimostra come molti pontefici in passato reagirono con estrema durezza affermando l’assoluta incompatibilità del Cattolicesimo con le dottrine insegnate nelle logge massoniche.

Già papa Clemente XII, nel 1738, nella bolla pontificia In Eminenti, sulla condanna della massoneria, giudicò l’appartenenza alla massoneria tanto pericolosa da imporre una scomunica latae sententiae su qualunque cattolico vi avesse aderito. La revoca della scomunica era riservata alla Santa Sede; i pontefici successivi richiesero inoltre al cattolico che avesse aderito alle logge che facesse conoscere al proprio vescovo i nomi di tutti gli altri cattolici che conosceva essere anch’essi massoni.

La sentenza di scomunica di papa Clemente XII fu espressamente rinnovata più volte dai pontefici successivi. La ritroviamo annessa al Codice di Diritto Canonico del 1917 e, sebbene non esplicitamente menzionata nel Codice del 1983, uno speciale intervento e chiarimento della Congregazione per la Dottrina della Fede, intitolato Dichiarazione sulla massoneria con il successivo Inconciliabilità tra fede cristiana e massoneria, disponeva che la disciplina e il giudizio della Chiesa nei confronti della massoneria rimanessero invariati rispetto al Codice del 1917. Così si esprime la suddetta Dichiarazione:

“Rimane pertanto immutato il giudizio negativo della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro principi sono stati sempre considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione a esse rimane proibita. I fedeli che appartengono alle associazioni massoniche sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione.”

La Congregazione ha così mantenuto la sanzione, che resta in vigore fino ad oggi.

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Papa Clemente XII (1652-1740) in un ritratto di Agostino Masucci


L’incontro senza precedenti di Milano 

Mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, ha voluto insieme al cardinale Francesco Coccopalmerio cercare il dialogo tra la Chiesa Cattolica e la massoneria attraverso un incontro, senza precedenti, tenutosi nel capoluogo lombardo il 16 febbraio scorso.

Ciò appare davvero incredibile se si considera la ferma condanna che tutti i pontefici del passato, insieme ai documenti ufficiali della Chiesa, hanno mosso senza mezzi termini contro la massoneria.

Mons. Coccopalmerio ha auspicato l’apertura di un dialogo e anche una collaborazione tra Chiesa e massoneria che deve proseguire nel tempo magari con un “tavolo permanente”. Inoltre la Chiesa deve ammettere di essersi sbagliata su questa associazione segreta e rimuovere ogni ostacolo alla comunione per i membri appartenenti alla massoneria.

Un piccolo inciso, che vale la pena qui di riportare, riguarda alcune voci insistenti diffuse negli ambienti cattolici, secondo le quali mons. Coccopalmerio sarebbe coinvolto in orge omosessuali.

Erano presenti all’incontro i tre Gran Maestri delle tre logge italiane – Stefano Bisi per il Grande Oriente d’Italia (GOI), Luciano Romoli per la Gran Loggia d’Italia dell’ALAM (GLDI) e Fabio Venzi (in collegamento da Roma) per la Gran Loggia Regolare d’Italia (GLRI); l’arcivescovo Delpini, il già citato cardinale Coccopalmerio, il teologo francescano Zbigniew Suchecki e, soprattutto, il vescovo Antonio Staglianò, presidente della Pontificia Accademia di Teologia.

Ciò che ne è uscito, in sintesi, è che in barba agli innumerevoli pronunciamenti della Chiesa Cattolica contro la massoneria, la misericordia di Francesco prevale su tutto. E’ il “tutti insieme appassionatamente” che la falsa chiesa sta propugnando ormai da troppo tempo.

A nulla sono valsi i richiami dottrinali pronunciati da padre Sucheki, il quale aveva preparato una relazione completa sui pronunciamenti della Chiesa contro la massoneria: è sembrato soltanto un atto dovuto, e anche un po’ snobbato da mons. Staglianò, apparso insofferente ai richiami di dottrina.

 
Papa Leone XIII e la sua battaglia contro la massoneria

Un pontefice che si oppose con particolare fermezza all’assalto che la massoneria da secoli ha lanciato contro la Chiesa Cattolica, fino a riuscire persino ad infiltrarla al suo interno, fu papa Leone XIII.

Nella lettera enciclica Humanum Genus, Leone XIII espone alcune ragioni fondamentali per cui la massoneria è stata condannata come inconciliabile con il Cristianesimo.

Segretezza assoluta: giuramenti di sangue e complotti nascosti

Innanzitutto, tutti i membri della massoneria sono vincolati dal giuramento di segretezza. Nel mettere in guardia i cattolici dall’adesione alla Loggia massonica, Leone XIII indica nella severità del segreto massonico il primo indizio di un intento criminale dietro l’apparente facciata della fratellanza:

“Il candidato deve promettere, anzi, d’ordinario, giurare espressamente di non rivelar giammai e a nessun patto gli affiliati, i contrassegni, le dottrine della setta. Così, sotto mentite sembianze e con l’arte d’una continua simulazione, i Frammassoni studiansi a tutto potere di restare nascosti, e di non aver testimoni altro che i loro. Cercano destramente sotterfugi, pigliando sembianze accademiche e scientifiche: hanno sempre in bocca lo zelo della civiltà, l’amore della povera plebe: essere unico intento loro migliorare le condizioni del popolo, e i beni del civile consorzio accomunare il più ch’è possibile a molti. Le quali intenzioni, quando fossero vere, non sono che una parte dei loro disegni.”

Perché tanta segretezza? Perché temere che membri e progetti possano diventare noti?

«Chi fa il male odia la luce e non viene alla luce – dice Gesù nel suo discorso a Nicodemo – affinché le sue opere non vengano smascherate. Ma chi opera la verità viene alla luce, affinché appaia chiaramente che le sue opere sono state compiute in Dio» (Giovanni 3,19).

Inoltre si noti come fin da allora erano presenti tutte quelle connotazioni che caratterizzano pienamente il nostro tempo: “le sembianze accademiche e scientifiche” (e chi non ne ha viste ai tempi del COVID?) e “lo zelo della civiltà e l’amore della povera plebe”, che impegnano così radicalmente i nostri probi politici.

Non soltanto poi la Loggia massonica vincola tutti i membri con un giuramento di segretezza, ma nasconde molte cose ai membri inferiori che sono invece conosciute e pianificate da quelli di rango superiore. In questo modo la segretezza protegge la Loggia dagli infedeli non iniziati e separa i membri inferiori da quelli di rango superiore.

Ammonisce papa Leone XIII: “la legge del segreto vi domina e molte sono le cose, che per inviolabile statuto si debbono gelosamente tener celate, non solo agli estranei, ma ai più dei loro adepti: come, ad esempio, gli ultimi e veri loro intendimenti; i capi supremi e più influenti; certe conventicole [adunanze segrete, n. d. r.] più intime e segrete; le risoluzioni prese, e il modo ed i mezzi da eseguirle. A questo mira quel divario di diritti, cariche, offici tra’ soci; quella gerarchica distinzione di classi e di gradi, e la rigorosa disciplina che li governa”. In questo modo tutto ciò che riguarda i massoni viene avvolto nel segreto.

Un effetto concreto di tale segretezza è che i membri inferiori della Loggia possono diventare strumenti inconsapevoli dei piani criminali dei membri superiori, di cui hanno poca o nessuna conoscenza. Il carattere vincolante del segreto massonico che protegge tali disegni non è preso alla leggera all’interno della loggia: i giuramenti prestati sono giuramenti di sangue in cui un uomo perde la vita se tradisce le attività segrete dei suoi compagni muratori o rifiuta l’obbedienza a un superiore.

Secondo Leone XIII, “inoltre, per essere arruolati, è necessario che i candidati promettano e si impegnino a essere d’ora in poi strettamente obbedienti ai loro capi e maestri con la massima sottomissione e fedeltà, e siano pronti a eseguire i loro ordini su la minima espressione della loro volontà; oppure, se disobbedienti, sottoporsi alle pene più atroci e alla morte stessa. Di fatto, se si giudica che qualcuno abbia tradito le gesta della setta o abbia resistito agli ordini impartiti, la punizione viene loro inflitta non di rado, e con tanta audacia e destrezza che spesso il sicario sfugge alle ricerche ed ai colpi della giustizia”.

Condannando l’asservimento al quale il giuramento massonico riduce i membri della Loggia, papa Leone XIII lamenta: “Or bene questo continuo simulare, e voler rimanere nascosto: questo legar tenacemente gli uomini, come vili mancipii [schiavi acquisiti mediante mancipazione, n. d. r.], all’altrui volontà per uno scopo da essi mal conosciuto: e abusarne come di ciechi strumenti ad ogni impresa, per malvagia che sia: armarne la destra micidiale, procacciando al delitto la impunità, sono eccessi che ripugnano altamente alla natura. La ragione adunque evidentemente condanna le sette Massoniche e le convince nemiche della giustizia e della naturale onestà”.

L’intenzione espressa di distruzione della Chiesa Cattolica, in particolare del papato

Tuttavia, la vera ostilità e l’immane pericolo della massoneria, e il motivo della sua stretta segretezza, vanno ricercati nel suo odio verso la Sede Apostolica e nell’intenzione di distruggere la Chiesa con la demolizione del papato. Ciò era chiaro già al tempo di Leone XIII e si manifestò drammaticamente nelle aperte proteste a Roma durante i pontificati di Pio X e Benedetto XV.

Così scrive Leone XIII nel 1884, riferendosi al coinvolgimento dei massoni nel rovesciamento dello Stato Pontificio e alla loro opera volta a rimuovere ogni influenza della Chiesa all’interno della società civile:

“Ma contro l’Apostolica Sede e il Romano Pontefice arde più accesa la guerra. Prima di tutto egli fu sotto bugiardi pretesti spogliato del Principato civile, propugnacolo della sua libertà e de’ suoi diritti; poi fu ridotto ad una condizione iniqua, e per gli infiniti ostacoli intollerabile; finché si è giunti a quest’estremo, che i settari dicono apertamente ciò che segretamente e lungamente avevano macchinato fra loro, doversi togliere di mezzo lo stesso spirituale potere dei Pontefici, e fare scomparire dal mondo la divina istituzione del Pontificato. Di che, ove altri argomenti mancassero, prova sufficiente sarebbe la testimonianza di parecchi di loro, che spesse volte in addietro, e persino recentemente dichiararono, essere veramente scopo supremo dei Frammassoni perseguitare con odio implacabile il Cristianesimo, e che essi non si daranno mai pace, finché non vedano a terra tutte le istituzioni religiose fondate dai Papi.”

Tale odio per la Sede di Roma si manifestò apertamente nel 1917, allorquando i massoni celebrarono il loro bicentenario marciando a Piazza San Pietro in Vaticano con striscioni che dichiaravano: “Satana governerà in Vaticano e il Papa lo servirà come guardia svizzera”. L’evento fu testimoniato – come già riportato su questo blog – in prima persona da san Massimiliano Kolbe, il quale successivamente fondò la Milizia dell’Immacolata per contrastare l’assalto della massoneria contro la Chiesa Cattolica e operare per la conversione degli appartenenti alle logge.

Una fotografia di papa Leone XIII scattata intorno al 1898


Il Naturalismo come fondamento della massoneria

“Tanto più che altre e ben luminose prove ci sono della sua rea natura. Per quanto infatti sia grande negli uomini l’arte di fingere e l’uso di mentire, egli è impossibile che la causa non si manifesti in qualche modo pe’ suoi effetti. “Non può un albero buono dar frutti cattivi, né un albero cattivo frutti buoni” (Matteo VII, 18). Ora della Massonica setta esiziali [che provocano danni irreparabili, n. d. r.] ed acerbissimi sono i frutti. Imperocché [per il fatto che, n. d. r.]dalle non dubbie prove che abbiamo testè [or ora, n. d. r.] ricordate apparisce, supremo intendimento dei Frammassoni esser questo: distruggere da capo a fondo tutto l’ordine religioso e sociale, qual fu creato dal Cristianesimo, e pigliando fondamenti e nome dal Naturalismo, rifarlo a loro senno di pianta.”

Non può sfuggire qui la similitudine con i tempi attuali, dove la preoccupazione per la natura, il clima, i presunti cambiamenti climatici, hanno assunto ormai dimensioni epocali. Ragione per cui l’uomo e tutta la civiltà da lui creata devono piegarsi e addirittura annichilirsi, in ragione della salvezza planetaria. Anzi si auspica, in pieno contrasto con i comandamenti di Dio, lo spopolamento della Terra per il bene supremo della tutela della Natura.

Il tutto sotto un’aura di presunta scientificità, secondo la filosofia naturalistica e il suo criterio di obbedienza alla scienza, che rinuncia a qualsiasi connotazione etica. Non si deve dimenticare come in ambito filosofico i naturalisti si spinsero fino ad affermare che la scienza avrebbe dovuto raccogliere l’eredità millenaria della filosofia, fino a sostituirla.

Come non si deve dimenticare che il naturalismo nacque nella Francia massonica del XIX secolo.

Negazione del peccato originale, della Redenzione e della Rivelazione

Infine, sotto l’espressa intenzione di distruggere la Chiesa e il papato, i massoni sposano dottrine in diretta contraddizione con la fede cattolica. Negano fermamente il peccato originale e ogni rivelazione divina soprannaturale. Invece, seguendo i filosofi razionalisti dell’Illuminismo, i massoni ritengono che la ragione umana sia il giudice ultimo di tutte le cose, e che la natura umana non sia né incline al peccato né bisognosa della grazia redentrice di Cristo.

Dovrebbe essere chiaro che la negazione del peccato originale include necessariamente la negazione di tutta l’opera di redenzione compiuta attraverso l’Incarnazione, la morte e la risurrezione di Cristo, poiché senza la caduta non c’è bisogno di redenzione. La base ultima di questa negazione del peccato originale e della redenzione in Cristo risiede nel rifiuto della Rivelazione soprannaturale da parte dei massoni. È questo rifiuto che pone la Loggia massonica in una così amara ostilità nei confronti della Chiesa. Come scrive ancora papa Leone XIII:

“Ora fondamentale principio dei Naturalisti, come il nome stesso lo dice, egli è la sovranità e il magistero assoluto dell’umana natura e dell’umana ragione. Quindi dei doveri verso Iddio o poco si curano, o mal ne sentono. Negano affatto la divina rivelazione; non ammettono dogmi, non verità superiori all’intelligenza umana, non maestro alcuno, a cui si abbia per l’autorità dell’officio da credere in coscienza. E poiché è privilegio singolare e unicamente proprio della Chiesa Cattolica il possedere nella sua pienezza, e conservare nella sua integrità il deposito delle dottrine divinamente rivelate, l’autorità del magistero, e i mezzi soprannaturali dell’eterna salute, somma contro di lei è la rabbia e l’accanimento dei nemici. Si osservi ora il procedere della setta Massonica in fatto di religione, là specialmente dov’è più libera di fare a suo modo, e poi si giudichi, se ella non si mostri esecutrice fedele delle massime dei Naturalisti. Infatti con lungo ed ostinato proposito si procura che nella società non abbia alcuna influenza, né il magistero né l’autorità della Chiesa; e perciò si predica da per tutto e si sostiene la piena separazione della Chiesa dallo Stato. Così si sottraggono leggi e governo alla virtù divinamente salutare della religione cattolica, per conseguenza si vuole ad ogni costo ordinare in tutto e per tutto gli Stati indipendentemente dalle istituzioni e dalle dottrine della Chiesa.”

A seguito della iper-esaltazione della ragione umana e dell’ordine naturale operata dall’Illuminismo, fino alla negazione della fede e di tutto l’ordine soprannaturale della grazia, i massoni non possono tollerare la pretesa della Chiesa all’autorità divina nell’insegnamento della dottrina e della morale, o nella dispensazione di aiuto divino mediante la grazia dei sacramenti.

Rifiutando la rivelazione soprannaturale come denigrazione della ragione umana, i liberi muratori negano di conseguenza il bisogno di redenzione dell’uomo, poiché è attraverso la Rivelazione che conosciamo il peccato di Adamo, da cui nasce il bisogno di un Redentore.

Leone XIII chiarisce che tale negazione del peccato originale porta necessariamente ad una corruzione della morale sia dell’individuo che della società:

“Inoltre, la natura umana è stata macchiata dal peccato originale, ed è quindi più disposta al vizio che alla virtù. Per una vita virtuosa è assolutamente necessario frenare i movimenti disordinati dell’anima, e rendere le passioni obbedienti alla ragione. In questo conflitto molto spesso le cose umane devono essere disprezzate, e devono essere sopportate le più grandi fatiche e sofferenze, affinché la ragione possa sempre prevalere. Ma i Naturalisti e i Massoni, non avendo fede in ciò che abbiamo imparato dalla Rivelazione di Dio, negano che i nostri progenitori abbiano peccato, e di conseguenza pensano che il libero arbitrio (Conc. Trid. Sess. VI, De justif., c. I) non sia affatto indebolito e incline al male. Al contrario, esagerando piuttosto la potenza e l’eccellenza della natura e ponendo in essa soltanto il principio e la regola della giustizia, non riescono nemmeno a immaginare che ci sia bisogno di una lotta costante e di una perfetta fermezza per superare la violenza e il dominio delle nostre passioni.”

Sottolineando il modo in cui la corruzione della morale serve allo scopo principale dei muratori di condurre gli uomini sotto il loro controllo, Leone XIII collega questo con l’estrema segretezza dei loro progetti:

“Poiché generalmente nessuno è abituato ad obbedire così sottomesso agli uomini astuti e intelligenti come coloro la cui anima è indebolita e distrutta dal dominio delle passioni, ci sono stati nella setta dei massoni che hanno chiaramente stabilito e proposto che, con astuzia e con uno scopo preciso, la moltitudine dovrebbe essere saziata con una illimitata licenza di vizio, poiché, una volta fatto ciò, sarebbe facilmente caduta sotto il loro potere e autorità per qualsiasi atto di audacia.”

La degenerazione morale della società deriva dall’espressa negazione del peccato originale da parte del massone e serve convenientemente allo scopo massonico di utilizzare gli uomini nell’esecuzione di attività criminali.

E’ impressionante come queste affermazioni di papa Leone XIII si rivelino oggi tanto attuali. Lo stesso pontefice infatti, non avrebbe mai potuto immaginare fino a che punto si sarebbe spinta la “illimitata licenza di vizio” e il come la massoneria avrebbe efficacemente arruolato – anche in modo inconsapevole – gli uomini e li avrebbe sfruttati per il raggiungimento dei suoi scopi criminali.

Il sovvertimento dell’ordine fondato sul Cristianesimo 

“Insinuandosi sotto specie di amicizia nel cuore dei Principi, i Frammassoni mirarono ad avere in essi complici ed aiuti potenti per opprimere il Cristianesimo; e a fine di mettere nei loro fianchi sproni più acuti, si diedero a calunniare ostinatamente la Chiesa come nemica del potere e delle prerogative reali. Divenuti con tali arti baldanzosi e sicuri, acquistarono influenza grande nel governo degli Stati, risoluti per altro di crollare le fondamenta dei troni, e di perseguitare, calunniare, discacciare chi tra’ sovrani si mostrasse restio a governare a modo loro.

Con arti simili adulando il popolo, lo trassero in inganno. Gridando a piena bocca libertà e prosperità pubblica; facendo credere alle moltitudini che dell’iniqua servitù e miseria, in cui gemevano, tutta della Chiesa e dei sovrani era la colpa, sobillarono il popolo, e lui smanioso di novità aizzarono ai danni dell’uno e dell’altro potere. Vero è bensì che dei vantaggi sperati maggiore è l’aspettazione che la realtà: anzi oppressa più che mai la povera plebe si vede nelle miserie sue mancare gran parte di quei conforti, che nella società cristianamente costituita avrebbe potuto facilmente e copiosamente trovare.”

Così fu travolto Francesco II di Borbone e spazzato via il Regno delle Due Sicilie, dopo un’eroica resistenza a cui dovette seguire la capitolazione di Gaeta, il 13 febbraio 1861. Al cadere del suo Regno, queste le parole dell’ultimo re delle Due Sicilie: “Traditi egualmente, egualmente spogliati, risorgeremo allo stesso tempo dalle nostre sventure; perché mai ha durato lungamente l’opera dell’iniquità, né sono eterne le usurpazioni”.

Nel 2020 fu annunciata dal cardinale Crescenzio Sepe l’apertura della sua causa di canonizzazione, per la quale Francesco II di Borbone è attualmente riconosciuto con il titolo di Servo di Dio dalla Chiesa Cattolica.

Mentre le “grida a piena bocca” di “libertà e prosperità pubblica” sono giunte fino ad oggi invariate, insieme all’inganno con cui la massoneria prospetta alla “povera plebe” una vita migliore ma che si scopre invece sempre più oppressa nelle sue miserie.

Papa Leone XIII, al termine della sua enciclica Humanum Genus dichiara:

“[…] Chiunque ha cara quanto deve la professione cattolica e la propria salute, non si lusinghi mai di poter senza colpa iscriversi, per qualsivoglia ragione, alla setta Massonica. Niuno si lasci illudere alla simulata onestà; imperocché può ben parere a taluno che i Massoni nulla impongano di apertamente contrario alla fede e alla morale: ma essendo essenzialmente malvagio lo scopo e la natura di tali sette, non può essere lecito di darvi il nome, né di aiutarle in qualsivoglia maniera”.

 
Il decadimento etico e culturale della società occidentale

Alla luce delle parole di papa Leone XIII, che fu anche il protagonista di una visione terrificante dove sentì anche la voce di Cristo discutere con il demonio sul futuro della Chiesa, non si può non pensare all’assoluto degrado morale che si è impadronito della nostra società occidentale.

Degrado che, proprio come descritto da Leone XIII, sarebbe stato programmato dalle sette massoniche per poter controllare meglio i popoli.

Basti pensare allo spaccio di droghe nel nostro Paese. All’indomani della caduta del regime fascista, l’Italia è stata gradualmente invasa dalla droga americana e da una moltitudine di spacciatori che hanno invaso via via scuole e strade delle città italiane con il placet di quello che lentamente, tra Prima e Seconda Repubblica, si è trasformato più in un anti-Stato che in uno Stato apparentemente democratico. Così è avvenuto lo stesso con lo spalancamento delle porte agli immigrati clandestini, molti dei quali provengono dalle patrie galere degli Stati di origine. Di ruberie ai cittadini e stupri di gruppo persino a ragazzine di soli tredici anni, avvenuti in pieno centro città, si parla poco. E quando se ne parla, i media omettono perlopiù di riportare che i colpevoli siano stranieri.

E ancora, una degenerazione morale che ha importato, a modello americano, l’ideologia LGBTQ+ da propinare nelle scuole ai bambini delle elementari mentre al contempo viene sapientemente eliminato qualsiasi riferimento alla religione cattolica durante l’insegnamento scolastico.

Ma il decadimento etico è arrivato sin nella Chiesa, persino al suo stesso interno: non deve stupire il quadro che Bergoglio tiene alle sue spalle nello studio, eloquente sul degrado morale in cui versano gli alti esponenti del clero. Quell’uomo nudo che vorrebbe rappresentare Gesù Cristo, nell’atto di chinarsi su Giuda, mostra un’anca che non sembra, a mio parere, affatto maschile.

La corporatura dell’uomo Gesù di Nazareth doveva essere possente: ciò si evince facilmente leggendo l’episodio della cacciata dei mercanti dal Tempio, dove Gesù stesso non esita a farsi una “sferza di cordicelle” per cacciare via i venditori che profanavano “la casa del Padre mio” (cfr. Gv 2,13-17). L’episodio è attestato concordemente da tutti e quattro i Vangeli (cfr. anche Mt 21,12-13; Mc 11,15-17; Lc 19,45-46). In particolare l’evangelista Giovanni, il “testimone oculare” dei fatti, ci scrive come Gesù “scacciò tutti fuori dal tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi”.

Inoltre l’immagine lasciata sulla Sacra Sindone, preziosa dal punto di vista storico, indica che doveva trattarsi necessariamente di un uomo molto alto per l’epoca: si parla di oltre un metro e ottanta di altezza, capace quindi di incutere soggezione negli interlocutori, la cui altezza media era largamente inferiore.

La “misericordia per tutti” (ma spesso solo per alcuni) di Bergoglio sembra ignorare il giudizio senza appello che Gesù rivolge a Giuda, il traditore (oltre che ladro e mentitore):

«Il Figlio dell’uomo se ne va, come è scritto di lui, ma guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!» (Matteo 26,24)

Il controverso dipinto che attualmente si trova nello studio personale di Jorge Bergoglio


E non è l’unico caso: ci sono statue di nuova realizzazione in alcune parrocchie italiane che osservandole risultano quantomeno dubbie. Grandi santi del calibro di Francesco d’Assisi rappresentati con una morbida anca che ricorda quella femminile, capo coperto (dal cappuccio) e braccia incrociate, in perfetta posa massonica.

Succede a pochi chilometri dalla mia abitazione, all’interno di una chiesa cattolica.

Alcuni hanno capito, ma altri ancora non si accorgono di nulla.

D’altronde il giudice Giovanni Falcone, alla secca domanda“Chi comanda a Palermo?”, rispose senza mezzi termini: “Comandano i cavalieri, ma sul giornale questo lei non può scriverlo”, alludendo ai cavalieri del Santo Sepolcro.

A significare l’occulto mescolamento tra esponenti del mondo religioso cattolico e massoneria, che procede ormai da secoli, e che mette la Chiesa in grave pericolo. E non solo, anche lo Stato Italiano.

Come bene aveva presagito il grande pontefice Leone XIII. La massoneria, da cui dipendono molto strettamente mafia, ‘ndrangheta e camorra, in quanto in effetti sue creature, ha spadroneggiato nel nostro Paese a partire dall’Unità d’Italia.

Così scrive lo scrittore Ubaldo Sterlicchio: «La mafia siciliana e la camorra napoletana, prima della conquista piemontese, erano semplici organizzazioni malavitose come quelle che esistono e sono sempre esistite in ogni paese del mondo. Relegate ai margini della società civile, esse venivano efficacemente combattute dalla polizia borbonica, ai cui membri, per questa ragione, nell’ambiente della criminalità, fu affibbiato l’appellativo di “feroci”. Ma, grazie al determinante contributo fornito all’impresa dei Mille, mafia e camorra uscirono dall’anonimato e furono legittimate a tutti gli effetti, compiendo un notevole salto di qualità: da delinquenza parassitaria si trasformarono in criminalità imprenditoriale e si radicarono saldamente nel potere politico. Da quel momento, esse divennero una macchia indelebile, un cancro inestirpabile per questa travagliata Italia.

«[…] Non sorprende, quindi, anche la recente notizia, peraltro ben documentata da un video dei carabinieri, concernente l’attuale formula-giuramento del rito di affiliazione della ‘ndrangheta, che così recita: “Nel nome di Garibaldi, Mazzini, La Marmora, con parole di umiltà formo la santa società. Giuro…”. Inoltre, secondo la ricostruzione degli investigatori, Giuseppe Garibaldi rappresenta il capo del Locale di ‘ndrangheta” (cioè il responsabile locale dell’organizzazione), Giuseppe Mazzini il “contabile” ed Alfonso La Marmora riveste la carica di “236° mastro di giornata”, una delle più alte nella medesima associazione delinquenziale. L’evocazione di questi tre potenti uomini del Risorgimento, in vita notoriamente affiliati a logge massoniche e da morti celebrati (non casualmente!) negli ambienti della malavita organizzata, sono la chiara dimostrazione dell’occulto collegamento esistente fra le associazioni criminali e quelle massoniche, un’interconnessione che, a partire dal 1860, costituisce la struttura portante del sistema di potere affaristico Italico».

Questo occulto collegamento non può sfuggire ai successori degli apostoli, quali rappresentano i vescovi di santa romana Chiesa.

Malgrado tutto, però, il messaggio che adesso alti prelati pretenderebbero di veicolarci sfacciatamente, e in aperto contrasto con tutti i pronunciamenti ufficiali nel corso della storia da parte del Magistero della Chiesa Cattolica, è che in fondo non esista alcuna opposizione tra Chiesa e massoneria.

Entrambe in ultima analisi sarebbero animate “dagli stessi buoni propositi”.

Non si deve mai dimenticare invece “la simulata onestà” ostentata dai massoni, cosicché sfugge realmente ciò che essi “impongono di apertamente contrario alla fede e alla morale”, secondo le autorevoli parole di papa Leone XIII.

Le attività filantropiche della massoneria – e aggiungo anche le attività filantropiche che caratterizzano associazioni come Rotary e Lions – non devono ingannare nessuno, tantomeno la recente e sfrontata apertura del clero bergogliano alla massoneria. Sembra che la falsa chiesa stia accelerando febbrilmente le sue attività, sapendo bene come la situazione internazionale sia ormai incandescente e gli equilibri geopolitici stiano mutando in fretta.

La recentissima notizia delle dimissioni di Victoria Nuland da vicesegretario di Stato degli Stati Uniti si può considerare di portata storica: la Nuland, di origine ebraica e dalla lunga carriera politica, definita anche da alcuni suoi detrattori come “un demonio incarnato”, è considerata responsabile del colpo di Stato in Ucraina del 2014 e il conseguente rovesciamento del governo del presidente Viktor Yanukovich. È stata accanita sostenitrice dell’Ucraina contro la Russia e il suo nome è associato a una serie di questioni fondamentali in politica estera. Mentre negli Stati Uniti procede al contempo il viaggio trionfale di Donald Trump all’interno delle primarie del suo partito.

Ma quel che più conta adesso è che nessuno si lasci ingannare. Le parole dell’apostolo Paolo suonano come un monito da non dimenticare, dove i termini “Principato” e “Potestà” indicano qui le potenti e diaboliche forze del male:

«Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. E’ in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà.»

(Colossesi 2,8-10)

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