Lo scorso 12 dicembre un membro del parlamento turco, Hasan Bitmez, ha tenuto un discorso all’Assemblea generale nazionale della Turchia sulla guerra in corso sulla striscia di Gaza, nel quale si è scagliato con veemenza contro lo Stato di Israele. Bitmez ha criticato anche il rapporto del partito al potere AKP con Israele. In conclusione, ha gridato che Israele avrebbe sperimentato “l’ira di Allah”.
Bitmez appartiene al partito islamico Saadet Partisi, o Partito della Felicità. Al termine del suo lungo discorso, durato 22 minuti, è giunto infatti alle conclusioni citando i versi di una poesia dello scrittore turco Sezai Karakoc:
“Pensano che se restiamo in silenzio, non ci saranno problemi. Ma se rimaniamo in silenzio, la storia non resterà in silenzio. Anche se la storia resta in silenzio, la verità non resterà in silenzio. Pensano che quando si libereranno di noi non ci saranno problemi. Tuttavia, se ti sbarazzi di noi, non sarai in grado di liberarti della coscienza sporca. Anche se riesci a liberarti della coscienza sporca, non sarai in grado di sfuggire al tormento della storia. Anche se sfuggi al tormento della storia, non sarai in grado di sfuggire all’ira di Allah”.
Solamente pochi istanti dopo, è crollato sul palco mentre altri membri del parlamento turco sono accorsi per aiutarlo. Un medico presente gli ha prestato i primi soccorsi eseguendo un massaggio cardiaco, successivamente è stato trasportato in ospedale. Secondo quanto ha riferito il medico, il suo cuore si è fermato ma ha ripreso a battere dopo il massaggio cardiaco.
In un posteriore comunicato è stato precisato che le condizioni del deputato 53enne permangono gravi e che la sua vita è ancora in pericolo. Il video con il suo crollo è diventato in poco tempo virale su Internet.
Questo fatto a dir poco singolare sembra far parte di una serie di eventi strani che si verificano puntualmente nel momento in cui Paesi o uomini politici di rilievo, non allineati con la Nato e l’establishment anglo sionista, manifestino apertamente le loro opinioni contrarie e opposte al piano di domino del sionismo mondiale.
Ricordiamo il terribile terremoto che ha colpito la Turchia solo pochi giorni dopo che il ministro degli interni turco Soylu lanciò un durissimo avvertimento contro l’ambasciatore ad Ankara degli Stati Uniti.
Ma la lunga serie di attacchi cardiaci che in passato hanno colpito uomini chiave che si sono opposti al sistema è davvero lunga.
Solo in Italia basti pensare alla lunga serie di magistrati vittime di attacchi cardiaci improvvisi, di cui uno soltanto aveva precedenti di malattia cardiaca, il dottor Pietro Saviotti.
Il 5 gennaio 2012 muore di infarto Pietro Saviotti, procuratore aggiunto a Roma. Era a capo del pool anti-terrorismo. Un infarto stronca Pio Avecone, procuratore aggiunto presso la Procura di Napoli. Il 13 ottobre del 2012 è la volta del procuratore aggiunto di Roma, Alberto Caperna, che muore a 61 anni per attacco cardiaco. Caperna era il responsabile del pool dei reati contro la pubblica amministrazione ed in questa veste coordinava le indagini relative a fatti su corruzione, peculato ed altri.
E poi la morte del magistrato Paolo Ferraro nella notte del 16 gennaio 2022, già vittima di un TSO ingiusto e illegale e della forzata interruzione della sua brillante carriera in magistratura.
Durante il periodo tormentato del COVID, la morte improvvisa per attacco cardiaco colpisce il 17 marzo 2021 il presidente della Tanzania John Magufuli, che aveva dichiarato i vaccini COVID come “pericolosi”. Subito dopo la scomparsa di Magufuli, la Tanzania ordina un enorme carico di prodotti del valore di milioni di dollari per i suoi 60 milioni di cittadini. Magufuli, che era un ex insegnante di chimica, aveva anche cestinato i test PCR dimostrando come una capra e un frutto di papaia fossero risultati entrambi positivi al COVID-19.
Ma non si può essere esaustivi sulla lunga lista di uomini scomodi al potere che sono morti per “improvviso attacco cardiaco”.
Questi fenomeni sono ormai vecchi e vanno avanti già a partire dagli anni Sessanta, senza che nessuno abbia mai veramente indagato sulle cause.
Certo, parlare male di Israele può costare molto caro e questo è ormai sotto gli occhi di tutti.
Quello che possiamo affermare qui, tuttavia, è che a quanto pare la CIA dispone di un’arma letale in grado di provocare attacchi cardiaci almeno dal 1975. Dall’arma uscirebbe un dardo che colpendo la vittima si scioglierebbe quindi all’interno dell’organismo, rilasciando sostanze tossiche in grado di causare un infarto. Nulla di cui stupirsi, d’altronde, poiché è noto come esista un ventaglio di sostanze abbastanza tossiche da procurare un collasso cardiaco immediato in un cuore perfettamente sano.
Lo sviluppo raggiunto dalla tecnologia, abbastanza verosimilmente, è in grado di far questo ed altro. Ed evidentemente le autopsie non sono in grado, quando eseguite, oppure non vogliono, far luce sulle vere cause che hanno portato al decesso.
Ricordiamo come lo sviluppo di armi militari abbia raggiunto oggi livelli impensabili e totalmente sconosciuti alle masse.
E’ inoltre noto da tempo alla medicina come sia possibile uccidere una persona dando le parvenze di una morte assolutamente naturale.
Il noto imprenditore e politico italiano, l’ingegnere Adriano Olivetti, morì improvvisamente durante un viaggio in treno diretto a Losanna, il 27 febbraio 1960. Sul suo corpo non venne mai eseguita l’autopsia.
Il giorno dei suoi funerali, la sua villa venne messa a soqquadro: apparentemente non mancava nulla ma poi si scoprì che erano stati trafugati importanti documenti.
La giornalista inglese Meryle Secrest ha scritto un libro sul mistero della morte del brillante imprenditore di Ivrea: Il caso Olivetti, Rizzoli, 2021.
Nella sua ricostruzione dei fatti, la Secrest parla ancora una volta di una pistola capace di lanciare dardi avvelenati e messa a punto dalla CIA proprio in quegli anni. Sarebbe stata usata contro Olivetti mentre si spostava lungo il corridoio del treno su cui viaggiava la sera di quel drammatico 27 febbraio.
William Colby, direttore della CIA dal 1973 al 1975, mostrò la pistola durante un’audizione davanti la Commissione del Senato americano che sovrintendeva le attività di intelligence proprio nel 1975.
Adriano Olivetti era un ebreo ma, come ha affermato lo scrittore siciliano Mario Moncada di Monforte, non rappresentava certo “il potere forte” del “popolo” ebraico.
Il “potere forte” del “popolo” ebraico sembra infatti ritenersi intoccabile e certo di rimanere impunito, mentre continuano senza sosta le stragi sulla striscia di Gaza che colpiscono i civili, uomini, donne e specialmente bambini.