Come è noto, Donald Trump è arrivato il 4 aprile a New York nella sua Trump Tower sulla Fifh Avenue, dove ha passato la notte. In giornata gli sono state formalizzate le accuse circa la vicenda che riguarda la pornostar Stormy Daniels.
L’intera area è stata blindatissima dalla polizia ed alcuni elicotteri hanno sorvolato la zona durante la notte scorsa.
Già da quando ha lasciato il suo resort di Mar-a-Lago in Florida, Trump è sempre stato super protetto da un lungo corteo di automobili che lo hanno accompagnato scortandolo. La sua scorta supera persino quella del Presidente Biden: non si era mai vista una scorta simile, infatti, per un privato cittadino quale è tornato ad essere Donald Trump.
Negli USA ma anche in Italia, i giornali sono stati in fibrillazione: c’è chi ha parlato addirittura di manette per Trump, benché nei giorni scorsi era già stata smentita categoricamente la notizia.
Nell’udienza che si è tenuta a New York il 4 aprile sono stati formalizzati a Trump 34 capi d’accusa. Ma non gli sono state certamente messe le manette, né sono state scattate foto segnaletiche.
Tutto questo grande apparato mediatico, come avrete capito, è stato mosso ad arte per dipingere Trump come un pericoloso criminale.
Le accuse però sono da provare e certamente non si tratta di reati così gravi come i media vorrebbero far credere.
Come ha riportato il 3 aprile The Gateway Pundit, un quotidiano americano non allineato con il mainstream: «Il Presidente Trump è stato colpito da 34 capi d’accusa per falsificazione di documenti aziendali, secondo una soffiata al protagonista preferito del deep state, Michael Isikoff.
La falsificazione dei documenti aziendali è sempre perseguita come un reato minore, ma Bragg [il procuratore Alvin Bragg, n. d. r.] ha elevato il caso a un crimine nel tentativo di “prendere Trump” e far deragliare la sua candidatura presidenziale.
Il presidente Trump non sarà ammanettato e non ci saranno foto segnaletiche, secondo Isikoff di Yahoo.
Trump non sarà tenuto in una cella di prigione.
L’accusa è ancora segreta, ma l’ufficio di Bragg sta divulgando illegalmente informazioni ai media di sinistra: far trapelare informazioni da un atto d’accusa sigillato è un crimine.
Secondo quanto ha riferito inoltre Yahoo: “L’ufficio del procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg, che si è consultato con i funzionari dei servizi segreti e del tribunale di New York City, ha concluso che non c’era motivo di sottoporre l’ex Presidente a manette o foto segnaletiche”».
D’altronde, dopo il mandato d’arresto spiccato contro Vladimir Putin, c’era da aspettarselo: è l’ennesimo tentativo di distruggere chi si sta opponendo realmente ai piani del deep state americano, che da lungo tempo dirige il corso degli avvenimenti mondiali.
Trump lo disse a chiare lettere soltanto poco tempo fa, durante un comizio tenuto in Texas:
“O noi distruggiamo il deep state o il deep state distruggerà l’America.”
Inoltre il procuratore democratico Alvin Bragg – secondo quanto ha riportato il New York Times -, figura nel libro paga di George Soros.
Infatti Bragg ha ricevuto finanziamenti per la sua campagna nella carica di procuratore anche da Color of Change, Ong finanziata da Soros. La notizia è stata diffusa in Italia da Il Tempo a fine marzo. Il sito PolitiFact ha inoltre scoperto contributi diretti a cinque zeri verso Bragg da parte di stretti familiari di George Soros.
Quel Soros le cui enormi risorse finanziarie sono erogate in tutto il pianeta allo scopo di portare disordini, instabilità e guerre. E favorire i flussi migratori verso il Continente europeo allo scopo di ottenere una razza non più europea ma meticcia, priva di valori cristiani e identità nazionale.
E ancora, come riporta The Gateway Pundit: «Secondo la mente legale di FOX News Gregg Jarrett, il procuratore distrettuale Alvin Bragg, finanziato da Soros, ha nascosto quasi 600 pagine di prove a discarico al Grand Jury di New York che indaga sul Presidente Trump».
Donald Trump (a sinistra dell’immagine) e Alvin Bragg
Chiaramente, il mainstream non diffonderà mai queste bollenti notizie che riguardano il procuratore Bragg.
Dopo tutto questo, comunque un fatto è certo: anche se Donald Trump dovesse essere condannato, nel manifesto tentativo di fermare la sua corsa alla Casa Bianca, questo non servirà.
Infatti i requisiti richiesti dalla Costituzione degli Stati Uniti sono solo tre: essere nati negli Stati Uniti, avere non meno di 35 anni e ed essere residenti negli USA da non meno di 14 anni.
Inoltre questo maldestro tentativo di infangare Trump rischia di diventare un grosso boomerang per il deep state americano: l’enorme marea umana dei sostenitori del 45° Presidente degli Stati Uniti non si lascerà trarre in inganno ma diverrà ancora più motivata nel sostenerlo, mentre altro consenso confluirà invece dal Partito Democratico.
Nel suo discorso tenuto il giorno seguente a Mar-a-Lago in Florida, Donald Trump ha ottenuto un’ovazione generale da parte dei numerosissimi presenti, anche se il mainstream sostiene il contrario.
Ha detto, fra le altre, di “tagliare fondi a FBI e Dipartimento di Giustizia fino a quando non rinsaviscono”. Come un fiume in piena, ha affermato chiaramente come il procuratore Bragg sia sostenuto da Soros e ha parlato del caso giudiziario “che non esiste”, costruito solo per far saltare la sua candidatura alle presidenziali del 2024.
Già in passato, gran parte degli americani ha dimostrato di non lasciarsi facilmente pilotare dai media e dalle campagne diffamatorie.
Ancora una volta il disperato tentativo dello stato profondo americano, e da quelle lobby che lo compongono e sostengono, è destinato a fallire.