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Jair Bolsonaro nel 2022

Meta censura i sostenitori dei manifestanti in Brasile ma la protesta è inarrestabile. Un altro duro colpo al deep state americano

Così titolava l’ANSA qualche giorno fa: “Meta rimuove contenuti che sostengono le proteste”.

«La società madre di Facebook, Meta, ha definito le rivolte in Brasile un “evento di violazione”, aggiungendo che avrebbe “rimosso il contenuto che sostiene o elogia” i manifestanti che hanno preso d’assalto gli edifici governativi. Lo riporta la Cnn in lingua spagnola.

“Prima delle elezioni, abbiamo designato il Brasile come luogo temporaneo ad alto rischio e abbiamo rimosso i contenuti che invitano le persone a prendere le armi o a invadere con la forza il Congresso, il palazzo presidenziale e altri edifici federali”, ha detto il presidente Andy Stone. “Stiamo anche designando questo come un evento di violazione, il che significa che rimuoveremo i contenuti che sostengono o elogiano queste azioni. Stiamo monitorando attivamente la situazione e continueremo a rimuovere i contenuti che violano le nostre politiche”(ANSA)».

Meta di Mark Zuckerberg condanna senza appello ciò che sta avvenendo in Brasile. E naturalmente, sempre Meta non esita a rimuovere molto democraticamente i contenuti espressi a sostegno delle proteste del popolo brasiliano, nel buono vecchio stile di Facebook.

Ma non è solo Meta a condannare le proteste che stanno avvenendo in Brasile contro Lula e la sua presidenza ritenuta illegittima.

A condannare le proteste c’è ancora una volta tutto l’apparato mediatico italiano insieme anche a coloro che si presentano come “controinformazione”.

Quello che tutti non vogliono riconoscere infatti, è il colpo di Stato avvenuto contro Jair Bolsonaro e l’insediamento abusivo di Lula, l’uomo scelto dalle élite mondialiste e finanziato dall’onnipresente George Soros, che da molti decenni pilota con le sue finanze immigrazione ed instabilità politica in tutto il mondo.

L’ennesimo colpo di Stato per mettere al potere un burattino delle élite non sembra però destinato a durare a lungo, poiché, al contrario di quanto riportano giornali e media mainstream, sembra che l’esercito brasiliano stia proteggendo i manifestanti invece di disperderli, come ha riportato di recente il giornalista indipendente Cesare Sacchetti.

Infatti sembra che le informazioni secondo le quali i militari avrebbero consegnato i manifestanti alla polizia federale siano false. Piuttosto è vero invece che i militari stiano proteggendo i manifestanti proprio dalla polizia federale che risponde a Lula e ad Alexandre de Moraes, Ministro del Tribunale Supremo Federale.

Nei prossimi giorni si assisterà probabilmente ai soliti violenti disordini programmati dallo stato profondo americano ad opera di infiltrati, per incolpare successivamente i manifestanti brasiliani che reclamano la verità sulle elezioni presidenziali.

Le forze armate rimangono però a sostegno del popolo brasiliano.

Infatti, secondo quanto ha riportato il giornalista Sacchetti, gli alti vertici giudiziari brasiliani hanno minacciato l’arresto dei comandanti delle forze armate e del Ministro della Difesa, se non reprimeranno le proteste. Occorre ricordare tuttavia che il Ministro della Difesa, in teoria, è stato nominato da Lula e dovrebbe rispondere a lui. Questo non fa che confermarci che Lula non possieda alcun controllo. Lula non può governare nulla.

Si avvicina un altro duro colpo allo stato profondo americano, alle élite che ne fanno parte e a tutto il blocco Euro-Atlantico che agognano la fine del nemico Bolsonaro.

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