Il giornalista Cesare Sacchetti ha recentemente osservato, sul suo canale Telegram, come non esista una massoneria che possa definirsi “buona”. La massoneria, che viene considerata fondata nel 1717 (ma in realtà tracce della sua esistenza vanno ricercate più indietro nei secoli), è nata allo scopo di assicurare il dominio ultimo del potere occulto mondialista.
A tal proposito e a sostegno della sua teoria il giornalista romano fa riferimento a ciò che accadde nel secolo scorso, così come fu riportato da san Massimiliano Kolbe.
Il giovane Kolbe si trovava infatti a Roma per completare gli studi teologici e divenne testimone oculare di una singolare manifestazione: il 17 febbraio del 1917 i massoni si riunirono infatti in piazza San Pietro per celebrare il duecentesimo anniversario della loro fondazione ed esposero un vessillo nero raffigurante Lucifero nell’atto di schiacciare l’Arcangelo Michele. Sventolarono a lungo la loro bandiera sotto le finestre papali, mentre degli striscioni inneggiavano a Satana ed una scritta diceva: «Satana governerà in Vaticano e il Papa lo servirà come guardia svizzera».
Secondo Cesare Sacchetti, «questa è la vera natura satanica della massoneria».
Effettivamente, occorre guardarsi intorno osservando con attenzione gli avvenimenti che stanno passando, lentamente, sotto i nostri occhi. Bisogna farlo però con occhi diversi da quelli con cui li osservano i più, se ne vogliamo capire appieno il vero significato.
Il numero della bestia
Ne ho già scritto in proposito della propaganda dilagante dell’ideologia LGBTQ+. Ricordate il numero di brevetto del progetto che usa microchip sottocutanei per effettuare transazioni finanziarie, a cui sta lavorando la Microsoft di Bill Gates, recante il numero 0606060? Il numero 666 rimanda, nell’Apocalissi di Giovanni, alla bestia che si alza dalla terra (cfr. Ap 13,11 ss.).
Se si effettua un’attenta ricerca, ci si accorge anche come questo numero ricorra, negli ultimi tempi, assai frequentemente. Il 21 agosto arriva dalla Spagna la notizia che 666 persone sono morte a causa del COVID-19. Il 22 agosto sono 666 i pazienti ricoverati in ospedale per COVID-19, in Israele.
Compare spesso anche in altri campi, quali il numero di visualizzazioni, il numero di amici… forse più spesso di quanto possa prevedere la legge di probabilità. Il numero compare anche nei profili di alcuni politici noti.
Se si procede inoltre ad una ricerca con Google di un altro numero – il 233 – si può osservare come anche quest’ultimo ricorra assai spesso, associato alla parola COVID. Sono moltissimi gli articoli che parlano di COVID in città o Stati differenti, riportando sempre il medesimo numero 233. Che si tratti di nuovi casi o di persone decedute. Qui un video del dott. Stefano Montanari in proposito.
Secondo la numerologia antica, il numero due indica le lame di una forbice, per cui rimanda a “tagliare”, mentre sono 33 gli anni della vita terrena di Gesù Cristo. Tale numero, che di fatto è ripetuto dai media in maniera quasi ossessiva in tutto il mondo in riferimento al COVID, rimanderebbe a “tagliare il Cristo”, ovvero eliminare il Cristianesimo.
Bill Gates, fondatore di Microsoft e noto “filantropo”, ha affermato in passato che intende ridurre la popolazione mondiale attraverso le vaccinazioni.
Quello del sovrappopolamento mondiale è un tema ormai datato, che va avanti almeno a partire dagli anni Sessanta. I giornali, anche quelli italiani, ne scrivevano velatamente qualche decennio fa; spiegando come il pianeta, per sopravvivere, avesse bisogno di ridurre la popolazione mondiale.
Ma ormai se ne parla sfacciatamente; una parte della collettività deve comprendere e rassegnarsi ad essere destinata a morire: naturalmente, tutto per il bene comune, mica di pochi! Si dovrà fare per salvare il pianeta.
Ma chi lo dice? Chi c’è davvero dietro queste teorie? Solo Bill Gates?
Il colonnello Vladimir Vasilievich Kvachkov, già membro del Direttorato principale per l’informazione, l’apparato dei servizi segreti di intelligente militari russi, e delle Spetsnaz, le forze speciali russe, ha rilasciato al canale Studiya Rubezh un’intervista.
Kvachkov è stato insignito dell’Ordine della Stella Rossa ai tempi dell’ex Unione Sovietica, dopo il crollo del Muro di Berlino con la nascita della Federazione russa ha ricevuto altre prestigiose onorificenze militari, come l’ordine del coraggio.
L’intervista risale al marzo 2020 e, all’epoca, ho potuto ascoltarla personalmente sul canale YouTube, per essere oscurata successivamente. L’ho ritrovata – dopo un’attenta ricerca – sul sito Detoxed, dove potete ascoltarla integralmente grazie ad un altro canale. Eccone alcuni stralci tra i più significativi, come riportati da Cesare Sacchetti sulla Cruna dell’Ago, nell’aprile 2020:
«Il fenomeno coronavirus che viene falsamente definito una pandemia ha bisogno di essere esaminato dalla prospettiva dei poteri globali. E’ un fenomeno religioso, politico, finanziario, economico e nazionale. Permettetemi di dire che non c’è nessuna pandemia, è una menzogna, va considerata come una operazione strategica globale. E’ esattamente questo il modo in cui va pensata questa operazione. Questi è un’esercitazione di comando e personale dei poteri mondiali che sono dietro le quinte, per controllare l’umanità.»
Secondo il colonnello Kvachkov, i popoli non sono di fronte ad un’emergenza di natura sanitaria, ma davanti ad un’operazione terroristica per ridisegnare totalmente la nuova mappa geopolitica del mondo.
«E’ questo l’obiettivo del coronavirus. Lo ripeterò ancora una volta, abbiamo poca fede in Dio e ancora meno nell’esistenza di Satana, il nemico della razza umana. L’obiettivo delle forze sioniste e finanziarie mondiali dietro le quinte è la riduzione della popolazione mondiale. È la loro idea fissa, pensano che ci siano troppe persone nel mondo.»
E ancora:
«Dovrebbero esserci 100 milioni appartenenti alle élite, e un miliardo massimo di persone sulla Terra, per servirli. Allora vivranno in abbondanza sulla Terra. Perché noi, il popolo, siamo troppi per le potenze mondiali dietro le quinte. Ecco perché il coronavirus e la crisi finanziaria emersa quasi immediatamente sono legate le une alle altre.»
Lo spopolamento non sarebbe dovuto all’azione letale del coronavirus, la cui mortalità in rapporto alla popolazione mondiale è molto bassa, anche includendo in questo calcolo tutte le persone decedute con altre gravi patologie. Si devono prendere in esame invece gli effetti devastanti che quarantene, chiusure, limitazioni, ecc. stanno provocando sull’economia globale.
Inoltre i cittadini perderebbero tutti quei diritti conquistati faticosamente nel tempo dai loro padri e garantiti attraverso le Costituzioni dei vari Paesi e dai Trattati internazionali, per essere sostituiti con semplici ordini amministrativi.
Il potere, dopo l’operazione coronavirus, apparterrebbe ad una élite che dispone di mezzi economici e finanziari illimitati, alla quale sarebbero sottomesse una moltitudine di persone che faranno fatica a possedere i basilari mezzi per il sostentamento quotidiano. Si tratterebbe dunque di una forma piramidale, dove la globalizzazione si dirigerebbe quindi verso la sua fase finale per ampliare ancor di più le differenze socio-economiche a favore del vertice della piramide.
Per ottenere ciò sarà necessario ridurre consistentemente il numero delle persone viventi sul pianeta, per erigere il nuovo ordine globalista.
Il colonnello si sofferma quindi sugli avvenimenti accaduti l’undici settembre 2001.
«Il primo tentativo di portare via quei diritti dal popolo è accaduto l’11 settembre 2001. Non molti sembrano ricordare che dopo il cosiddetto attacco contro le Torri gemelle, il Pentagono e la Casa Bianca negli USA, la guerra mondiale al terrorismo è stata dichiarata. Le potenze mondiali che sono dietro le quinte hanno creato gli eventi dell’11 settembre. Adesso hanno un’altra scusa per avere un controllo più grande e sovrastare l’umanità. Ecco perché sono venuti fuori con il coronavirus.»
Le affermazioni del colonnello potrebbero essere suffragate anche dagli studi, successivi all’11 settembre, di alcuni esperti e ricercatori indipendenti, non convinti sulla dinamica con cui furono distrutte le Torri gemelle e i palazzi adiacenti: secondo i loro studi essi implosero verso terra troppo velocemente, come se fossero state piazzate delle cariche esplosive e fosse avvenuta quindi una demolizione controllata, che necessariamente avrebbe dovuto essere pianificata con anticipo. Mentre il solo impatto aereo e gli incendi sviluppatisi non avrebbero potuto portare ad una distruzione così rapida e completa degli edifici.
Il miliardario americano Jimmy Walter spese ben 7 milioni di dollari di tasca propria per produrre e pubblicizzare un filmato: “Confronting the Evidence”, che fu il primo ad effettuare una ricostruzione sistematica e critica degli avvenimenti dell’11 settembre. Fu distribuito gratuitamente, allo scopo di convincere l’opinione pubblica che la versione ufficiale dei fatti riguardanti quel tragico giorno, non corrispondesse a verità. Nell’interessantissimo filmato si possono ascoltare le spiegazioni degli esperti (e vedere le immagini dettagliate), che parteciparono ad una conferenza che si tenne a New York nel 2004.
«Riceviamo informazioni politiche di propaganda politica speciale, una sorta di psico-propaganda informativa. Si tratta di un’operazione psico-informativa speciale delle potenze mediatiche globaliste internazionali che sono al soldo delle potenze liberali sioniste che stanno creando questo terrore adesso. Adesso stanno vedendo chi obbedisce e chi no.»
Per il colonnello Kvachkov, il prossimo obiettivo sarebbe la Russia, il Paese più disallineato alle grandi forze globaliste dove la crisi da COVID non avrebbe avuto lo stesso impatto che sta avendo in Occidente. La Russia di fatto rappresenterebbe l’ultimo ostacolo alla realizzazione del nuovo ordine mondiale voluto dalle élite, dove tutti i cittadini non godranno più dei diritti goduti in passato, ma saranno ridotti in uno stato di perenne sudditanza.
Dal suo blog, il giornalista Cesare Sacchetti lo dipinge come «un mondo che assomiglia terribilmente a quanto descritto nel rapporto del 2010 pubblicato dalla famiglia Rockefeller, nel quale la pandemia è annunciata con largo anticipo e porta esattamente al tipo di sistema politico di cui parla il colonnello».
Le apparizioni di Fatima e il miracolo del sole
Ma torniamo all’anno 1917. E’ un anno particolare, che vede San Massimiliano Kolbe testimone oculare della manifestazione massonica a Roma, ma è anche l’anno che vedrà svolgersi le memorabili apparizioni di Fatima. Solo pochi mesi dopo infatti, il 13 maggio, la Madonna apparirà a tre pastorelli, nella regione di Cova d’Irìa: Lucia Dos Santos, che all’epoca aveva 10 anni, e i cugini Francisco e Jacinta Marto, rispettivamente di 9 e 7 anni. Quella sarà la prima di più apparizioni che si ripeterono ogni 13 del mese, fino al 13 ottobre 1917, giorno in cui avvenne il “miracolo del sole” alla presenza di oltre 70.000 persone, fra cui parecchi giornalisti anticlericali, decisi a dimostrare come le apparizioni fossero una commedia escogitata dal parroco di Fatima. Vi erano anche molti non credenti. Era una giornata molto piovosa e i fedeli si riparavano con gli ombrelli: a mezzogiorno il miracolo promesso dalla Madonna per dare prova della credibilità dei bambini. Avelino de Almeida, direttore del giornale O Seculo, che era il più autorevole quotidiano liberale e anticlericale di Lisbona, scrisse nel suo articolo, pubblicato il 15 ottobre 1917:
«Dalla strada, dove i carri erano tutti raggruppati e dove stavano centinaia di persone che non avevano il coraggio sufficiente per attraversare il terreno reso fangoso dalla pioggia, vedemmo l’immensa folla girarsi verso il sole che apparve al suo zenit, chiaro tra le nuvole. Sembrava un disco d’argento, ed era possibile guardarlo senza problemi. Non bruciava gli occhi, non li accecava. Come se vi fosse stata un’eclissi. Poi si udì un urlo fragoroso, e la gente più vicina cominciò a gridare – Miracolo, miracolo! Meraviglia, meraviglia! – Davanti agli occhi estasiati delle persone, il cui comportamento ci riportava ai tempi della Bibbia e le quali ora contemplavano il cielo limpido, sbalordite e a testa scoperta, il sole tremò, compì degli strani e bruschi movimenti, al di fuori di qualsiasi logica scientifica, — il sole “danzò” — secondo la tipica espressione dei contadini.»
Simili furono le testimonianze riportate dai presenti, fra cui il dottore Almeida Garrett.
Una storica fotografia scattata quella mattina del 13 ottobre 1917, quando parecchie migliaia di persone assistettero al “miracolo del sole”. Si possono notare alcuni ombrelli chiusi che attestano come una pioggia battente avesse preceduto il prodigioso evento
Nel corso delle sue apparizioni ai tre bambini, la Madonna preannunciò la rivoluzione bolscevica in Russia, le persecuzioni comuniste e lo scoppio della seconda guerra mondiale. Si trattava di ideologie contro Dio e quindi anche contro l’uomo, le cui conseguenze avrebbero introdotto l’umanità verso la fine dei tempi.
Si parlò successivamente di Segreti, ma in realtà si tratta di un unico messaggio, diviso in tre parti e scritto da suor Lucia, unica testimone dopo la morte prematura dei cugini, ancora bambini. La prima parte riguarda la visione dell’inferno, dove cadono le anime dei peccatori. Riporto qui la seconda parte:
«Avete visto l’inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Mio Cuore Immacolato. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di Pio XI ne comincerà un’altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace.»
Suor Lucia riconobbe il «grande segno» nella straordinaria aurora boreale che illuminò il cielo nella notte fra il 25 e il 26 gennaio del 1938 (dalle 20:45 all’1:15, con brevi intervalli), inoltre identificò la secondo guerra mondiale con quella annunciata nella visione.
Padre Gabriele Amorth, in un interessante articolo pubblicato sul sito Qui Europa nel marzo 2015: «La Russia è stata davvero consacrata al Cuore Immacolato di Maria, come richiesto a Fatima?», affermò come la nazione in realtà non fosse stata ancora consacrata al Cuore Immacolato di Maria, cosa che successivamente fecero intendere anche il cardinale Burke e papa Benedetto XVI, il quale dichiarò – durante la sua omelia a Fatima – il 13 maggio 2010 : «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima si sia conclusa».
Scrive padre Amorth: «[…] la Madonna di Fatima l’aveva già predetto: se non si consacrerà la Russia al Mio Cuore Immacolato la Russia spargerà nel mondo i suoi errori, e il comunismo ateo è stato sparso veramente in tutto il mondo [quello che oggi viene chiamato con l’espressione Nuovo Ordine Mondiale, n.d.a.], perché non si è fatto quello che la Madonna voleva.»
Osservando attentamente la Cina, sembra che le parole della Madonna siano realtà.
Il modello cinese, ad esempio, è via via sempre più proiettato verso il controllo totale della sua numerosa popolazione. Durante un evento organizzato dalla Catholic Identity Conference nel giugno 2020, Steven W. Mosher, uno scienziato sociale statunitense e presidente del Population Research Institute (PRI), che rappresenta un’autorità riconosciuta a livello internazionale sulla Cina e sulle questioni demografiche, ha affermato come la brutale dittatura tirannica a partito unico diriga la Repubblica Popolare Cinese.
Il Partito Comunista Cinese conta ben 94 milioni di membri, e – afferma lo scienziato – «è la più grande macchina per uccidere che il pianeta abbia mai visto: ha ucciso centinaia di milioni dei suoi cittadini», mentre i campi di concentramento, che si trovano in Turkestan, nella parte ovest della Cina, detengono due o tre milioni di persone. La Cina sta creando una prigione virtuale high-tech per 1,3 milioni di persone: per questa ragione 2 milioni di persone ad Hong Kong continuano a protestare, essendo a conoscenza «di com’è la vita dall’altra parte del confine, in Cina» e non volendo essere trascinate forzatamente in quella prigione virtuale high-tech che il Partito Comunista gestisce. I controlli tramite smartphone e vari sistemi di tracciamento sono diventati incredibilmente capillari: la tecnologia non è più al servizio dell’uomo – probabilmente non lo è mai stata – ma votata contro di lui. A coloro che divengono sgraditi al regime vengono bloccati i conti correnti con un unico click. Da quel momento queste persone divengono totalmente emarginate dalla società, come se improvvisamente cessassero di esistere.
Nei campi di concentramento dove spesso i prigionieri non possono uscire all’aperto e non vedono mai la luce del giorno, i laogai, si detengono milioni di persone che vengono “rieducate” secondo l’ideologia del Partito Comunista Cinese e dove sta avvenendo la silenziosa sterilizzazione degli Uiguri, tramite “strane vaccinazioni”.
Si aggiungono inoltre le feroci persecuzioni, sempre più crescenti dopo l’accordo Vaticano Cina, che stanno colpendo i cristiani – ma anche altre minoranze religiose -, cosicché sono state portate via statue di santi, distrutte croci e abbattute chiese o ne è stata disposta la chiusura a tempo indeterminato, mentre i segni della presenza dei cristiani vengono cancellati nelle vie delle città e alle porte delle abitazioni private.
Vi sono sacerdoti che sono stati costretti a subire torture pesantissime: una di queste prende il nome di “esaurire un’aquila” e consiste nel privare il prigioniero per giorni e giorni del sonno, tramite crudeli sistemi.
E’ questo è il modello che il mondo, grazie anche all’operazione coronavirus, sta cercando di importare. Le élite punterebbero su questo allo scopo di ottenere il controllo totale e capillare della popolazione occidentale e la necessaria e ormai tanto auspicata riduzione della popolazione. I cristiani, in quest’ottica, rappresentano una minaccia mortale, perché il loro credo li rende meno influenzabili – e quindi non controllabili – e votati al sacrificio di sé.
Jacinta Marto, cui la Madonna rivelò più profondamente degli altri – come avrebbe affermato in seguito Lucia – la profondità del mistero di Dio, dichiarò (riportato nei volumi della serie “Documentacao Critica de Fatima”, nell’interrogatorio del 19 ottobre 1917, tenuto da padre Manuel Nunes Formigao a casa Marto):
«E assumendo un aspetto più triste, [la Madonna disse]: “Non offendano più Nostro Signore che è già molto offeso! Se il popolo si emenderà, finirà la guerra, se non si emenderà, finirà il mondo”.»
Jacinta Marto (1910-1920). E’ stata beatificata il 13 maggio del 2000 da papa Giovanni Paolo II, insieme al fratellino Francisco (1908-1919). Entrambi sono stati proclamati santi il 13 maggio 2017 da papa Francesco
Questo ci riconduce alla dimensione escatologica dei tempi che stiamo vivendo. Soltanto, infatti, se si comprende a fondo la vera natura spirituale della battaglia apocalittica contro il male che sta caratterizzando questi ultimi due secoli, e che sembra procedere speditamente verso il suo culmine, saremo nelle effettive condizioni di affrontare e vincere questo conflitto decisivo, che potrebbe preannunciarsi come finale.
Questo non significa che siamo già arrivati alla fine dei tempi, ma certamente, ci stiamo avvicinando alla parte conclusiva della Storia, come già aveva intuito papa Paolo VI quando dichiarò, parlando con l’amico Jean Guitton:
«C’è un grande turbamento nella Chiesa, e ciò che è in questione è la fede. Capita ora che mi ripeta a frase oscura di Gesù nel Vangelo di san Luca: “Quando il Figlio dell’Uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla Terra?”.[…] Rileggo talvolta il Vangelo della fine dei tempi, e constato che in questo momento emergono alcuni segni di questa fine. Siamo prossimi alla fine? Questo non lo sapremo mai. Occorre tenersi sempre pronti, ma tutto può durare ancora molto a lungo.»
La donna vestita di sole
«Nel cielo apparve poi un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle. Era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto.» (Apocalisse 12, 1-2).
Fra’ Massimiliano Kolbe, testimone nel 1917 di quella manifestazione massonica dal vessillo raffigurante Lucifero, e da cui rimase molto impressionato, si domandò come mai la massoneria fosse così attiva, anche attraverso svariate pubblicazioni, mentre i cristiani invece rimanevano nell’ombra.
Si disse allora: «Bisogna reagire!»
Fu così che pochi mesi dopo, – come ci racconta Simone Valtorta su Storico.org – il 16 ottobre 1917, con il consenso dei suoi superiori, insieme a sei giovani confratelli fondò la Milizia dell’Immacolata, un’associazione religiosa il cui fine era la conversione e la santificazione di tutti gli uomini attraverso l’offerta incondizionata di sé alla Vergine Maria: «L’Immacolata è la via più breve per arrivare fino a Dio», spiegò.
Nel disegno prestabilito da Dio, infatti, la salvezza passa attraverso la devozione al Cuore Immacolato di Maria e la necessità della conversione degli uomini.
«L’enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi» (Apocalisse 12,3), è il nemico più acerrimo della donna vestita di sole. Non potendo prevalere su di essa, scatenerà la sua incontenibile rabbia verso «il resto della sua discendenza, contro quelli che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù» (Ap 12,17), sapendo «che gli resta poco tempo» (Ap 12,12).
«Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra» (Ap 12,9a), sa bene infatti che la fine dei tempi si avvicina, e con essa, la sua sconfitta finale; dopo essere già stato precipitato sulla Terra, insieme agli angeli suoi, da «Michele e i suoi angeli» (cfr. Ap 12,7 ss.) in un combattimento celeste.
Nel 1846 in Francia, apparendo a due bambini a La Salette, un paesino tra le Alpi francesi, la Madonna aveva preannunciato come la potenza di Satana si sarebbe innalzata «fino al cielo», mentre la città di Roma «avrebbe perso la fede» e sarebbe divenuta un giorno «la sede dell’Anticristo».
San Massimiliano Kolbe rese fino alla fine la sua testimonianza a Cristo, quando «il 17 febbraio 1941, Padre Kolbe fu arrestato dalla Gestapo e incarcerato nel Pawiak di Varsavia. Maltrattato e percosso perché rifiutava di abbandonare il Crocifisso che portava al collo, costretto ad indossare un abito civile perché il saio francescano adirava i suoi carcerieri, il 28 maggio Massimiliano fu deportato nel campo di sterminio di Auschwitz; fu messo insieme agli Ebrei perché sacerdote, con il numero 16.670, e costretto ai lavori più umilianti – come il trasporto dei cadaveri al crematorio.
Alla fine di luglio fu trasferito al Blocco 14, dove i prigionieri erano addetti alla mietitura dei campi; uno di loro riuscì a fuggire e, come rappresaglia, il comandante Fritsch decise di condannare dieci prigionieri dello stesso blocco a morire di fame e di sete nel sotterraneo della morte.
Alcuni di quei condannati dimostrarono notevole coraggio, gridarono «Viva la Polonia»; ma uno di loro, il giovane sergente polacco Francesco Gajowniczek, cadde in ginocchio. “Mia moglie! I miei figli!” piangeva.
A questo punto, Padre Kolbe capì che era venuto il momento di cingere la corona rossa del martirio; lentamente, con umiltà, uscì dalle file dei prigionieri, si presentò al comandante Fritsch e, togliendosi il cappello, disse: “Vorrei prendere il posto di quell’uomo!”.
Il comandante rimase sconcertato e turbato di fronte a quel gesto per lui incomprensibile: “Ma tu… chi sei?”.
“Un prete cattolico”.
“Sta bene. Accetto!”.
Così, Padre Kolbe scese con gli altri nove nel sotterraneo della morte, consolandoli, assistendoli e benedicendoli. Li invitava a cantare, a lodare Dio. Un po’ alla volta, tutti si rassegnarono alla loro sorte e morirono ad uno ad uno, pregando, mentre le loro voci oranti si riducevano sempre più. Dopo quattordici giorni solo quattro erano ancora in vita, fra cui Padre Kolbe.
Giacché la cosa stava andando troppo per le lunghe, le SS decisero di finirlo con un’iniezione di acido fenico. Il frate francescano tese volontariamente il braccio, mormorando: “Ave Maria”; furono le ultime sue parole. Era il 14 agosto 1941, vigilia dell’Assunta. Il giorno successivo, il suo corpo fu bruciato nel forno crematorio e le sue ceneri sparse al vento».
I “nuovi martiri”
Tuttavia, il sangue dei Martiri è come una semente, come scriveva Tertulliano, per la rinascita della Chiesa. Così si legge nel terzo segreto di Fatima: «[…] Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.»
Martiri si devono chiamare tutti coloro che hanno dato la vita confessando davanti agli uomini Gesù Cristo e ricevendo da Dio la corona del martirio, come padre Kolbe.
Tuttavia, in questi ultimi tempi, stiamo assistendo ad un fenomeno in un certo senso nuovo, una miriade di “nuovi martiri”, di cui molti non si possono considerare tali nel senso stretto del termine, perché non ne conosciamo la fede: alcuni di loro probabilmente non l’hanno neppure mai avuta, forse non avendo ricevuto dai cristiani una testimonianza credibile.
Ma essi hanno comunque donato la loro vita senza riserve per l’amore verso il prossimo e la causa della giustizia.
Ci sono passati accanto, offrendo silenziosamente la loro testimonianza. Ad essi, oggi, non spetta nemmeno la corona del martirio anche se hanno manifestato la loro fede in Cristo; a loro viene riservato invece solo qualche breve trafiletto di giornale, dichiarante: “Si è suicidato” o “è morto per attacco cardiaco” o “è stato vittima di aneurisma”… .
Il cardinale e teologo Charles Journet avvertiva già: «Può accadere che l’epoca in cui siamo entrati conoscerà una forma di martirio molto povera, molto spoglia, senza nulla di spettacolare per la fede della comunità cristiana – dato che lo spettacolare sta passando tutto nel campo della Bestia – , in un’epoca in cui sarà chiesto ai martiri, prima di morire corporalmente per Cristo, d’essere avviliti e di rinunciare alla gioia di poter confessare Gesù in faccia al mondo».
Cosicché essi ci sono passati accanto del tutto inosservati, togliendo il disturbo senza far rumore.
Qualche nome? Il più recente, è quello di Giuseppe De Donno, medico pneumologo che non ha accettato compromessi. Non ha conflitti di interessi con le case farmaceutiche. Ha curato e guarito i suoi malati dal COVID per mezzo della terapia con il plasma iperimmune. Già pochi giorni dopo la sua morte, Wikipedia oscura la pagina su di lui, perché in fase di aggiornamento… La riapre subito dopo con una doppia citazione sull’inutilità della terapia col plasma iperimmune, che pure ha salvato già 95.000 americani. Ad affermare questo è uno studio scientifico pubblicato sul sito ufficiale della John Hopkins School of Public Health di Baltimora. E avrebbe potuto salvarne ben altri 29mila se solo fosse stata maggiormente adottata negli ospedali degli Stati Uniti.
La pagina della John Hopkins School dove si afferma come altre 29mila persone avrebbero potuto salvarsi
Ma non è l’unico medico che si suicida all’improvviso. Qualche anno addietro lo fa anche il dott. Francesco Lo Coco, ematologo palermitano di fama internazionale, che si getta nel Tevere poco dopo aver pranzato con la sua compagna e aver progettato una vacanza insieme con lei. Lui ha studiato e messo a punto una terapia per i malati di cancro, affetti da “leucemia fulminante”, che consente di evitare la chemioterapia e presenta un grosso difetto: funziona e costa poco.
Un altro nome da ricordare? Quello di mons. Cataldo Naro, arcivescovo di Monreale, morto a soli 55 anni in circostanze che non sono mai state del tutto chiarite.
Aggredito fisicamente nel giugno 2005 da un gruppo di «buoni cattolici» (non estremisti o teppisti) sul sagrato di una chiesa di Cinisi, al termine di una celebrazione, non solo non ottiene immediato soccorso dalle forze dell’ordine chiamate insistentemente, ma diviene oggetto anche di avvertimenti, minacce e di una lettera oscura, scritta da «una fascia di preti» che si dicono “vittime di un’élite di mafiosi in abito talare», che però «non si ribellano, coprendosi con la maschera dell’anonimato: che è truccatura di mafia», come avrebbe scritto poi in un suo saggio il prof. Francesco Mercadante, professore emerito di Filosofia del diritto alla Sapienza di Roma.
Dopo l’aggressione arriva la calunnia che si trasforma «in arma letale. Naro e mafia infatti stanno agli antipodi»: il suo impegno contro la mafia è noto, come rilevante e significativa è divenuta nel tempo la sua indagine storica sul rapporto fra Chiesa e mafia.
La lotta che l’arcivescovo Naro decide di opporre al fenomeno mafioso non è costituita dai soliti proclami e dalle solite proteste, bensì promuovendo invece un’intensa attività pastorale e culturale alla luce del Vangelo.
Ma nel frattempo, si moltiplicano gli scambi epistolari con il Vaticano e i «taciti patti» fra il predecessore dell’arcivescovo Naro, mons. Salvatore Cassisa – che si rifiuta di abbandonare il Palazzo vescovile – e il potente cardinale Re, all’epoca Prefetto della Congregazione dei Vescovi.
«Qui a Monreale – scrive Cassisa a Re – Naro non è al posto giusto […] Si cerchi un’altra sede, si provveda dall’alto […] Dietro quella tenda sto nascosto, ma vigile, faccio finta di non sentire e di non vedere, ma il mondo è piccolo. Ed ora sono io, mons. Cassisa, ad escludermi da ogni anche minima corresponsabilità residua, alla luce degli ultimi amari eventi». Come osserva il prof. Mercadante, «l’allusione è alla giornata amara di Cinisi», espressa «con il linguaggio del trionfatore». Ma, continua il professore emerito, Cassisa non è un terzo osservatore: «egli è nella mischia, egli è l’antagonista […], cui nessuno può succedere, se non lo abbia prima ucciso».
La morte improvvisa arriva invece, il pomeriggio del 29 settembre 2006, per Cataldo Naro. La causa è un «aneurisma», come si legge nel referto medico; dopo «l’inefficienza dei soccorsi, il mancato intervento chirurgico d’urgenza, la irreperibilità di un posto in sala operatoria».
Non scriverò qui del giudice Rosario Livatino, assassinato ad Agrigento a soli 37 anni nel 1990 e definito dallo stesso Cataldo Naro “martire di giustizia”, perché recentemente è stato dichiarato beato e riconosciuto martire dalla Chiesa Cattolica.
Ricorderò invece i nomi dei giudici palermitani Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, che indagarono sugli affari tra massoneria, mafia, politica e appalti nella Tangentopoli di Palermo. La morte sarebbe arrivata puntuale per mano della mafia: almeno, questa è la versione ufficiale che ci è stata consegnata. Ma come affermato qualche tempo fa dal magistrato Paolo Ferraro, vittima a sua volta di un TSO ingiusto e illegale, «Giovanni Falcone camminava ogni giorno per le strade di Palermo senza scorta, eppure nessuno lo aveva mai toccato». Mentre Paolo Borsellino, al ritorno dal suo ultimo viaggio a Roma, nel luglio del 1992, avrebbe confidato alla moglie di aver respirato, durante la sua permanenza nella capitale, «odore di morte».
I giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, in una storica immagine
E la lista di magistrati deceduti in circostanze poco chiare si allarga a macchia d’olio. Riporto un interessantissimo estratto da un articolo pubblicato sul blog CDD (Comitato di Coordinamento Difendiamo la Democrazia), dal titolo: “La vicenda del magistrato Paolo Ferraro prova del golpe scientifico targato Tavistock”.
«Poi ci sono tutte quelle strane morti d’infarto di molti magistrati sicuramente non cardiopatici (ad eccezione della familiarità per il dott. Saviotti). Il 5 gennaio 2012 muore di infarto Pietro Saviotti, procuratore aggiunto a Roma. Era a capo del pool anti-terrorismo. Un infarto stronca Pio Avecone, procuratore aggiunto presso la Procura di Napoli. Il 25 luglio 2012 un camion si scontra frontalmente con una Land Cruiser che si dirige verso Otijwarongo in Namibia. I tre occupanti dell’auto muoiono sul colpo, tra loro c’è il giudice Michele Barillaro. Qualche settimana prima, il 9 luglio, il ministero dell’Interno aveva tolto la scorta a Barillaro, gip presso il tribunale di Firenze. In seguito, il 16 luglio, Barillaro aveva ricevuto delle minacce contenute in una lettera recapitata all’Adnkronos. Il giudice Barillaro si occupò tra l’altro del processo Borsellino ter. Il giorno successivo (26 Luglio 2012) moriva Loris D’Ambrosio di infarto fulminante senza che ne fosse disposta l’autopsia. Spariva così il custode delle suppliche di Mancino, imputato al processo di Palermo per i collegamenti mafia-Stato. Ed infine il 13 ottobre del 2012 il procuratore aggiunto di Roma Alberto Caperna muore a 61 anni per attacco cardiaco. Caperna era il responsabile del pool dei reati contro la pubblica amministrazione ed in questa veste coordinava le indagini relative a fatti su corruzione, peculato ed altri. Era titolare dei casi Fiorito e Maruccio. Caperna si è anche occupato dal caso Lusi, della vicenda della casa dell’ex ministro Scajola, dell’appalto nell’ambito dell’inchieste sul G8 della scuola Marescialli di Firenze, dell’indagine Parentopoli romana, del filone romano dell’inchiesta Parmalat, della presunta compravendita di senatori. Forse era scomodo anche perché conosceva bene l’esistenza dell’indagine Fiori nel Fango 2, poteva riconoscere e conosceva la portata della vicenda Ferraro e sapeva bene del contesto in cui erano state portate a termine le iniziative contro il magistrato».
Concludo con un brevissimo sguardo all’estero, benché il triste elenco potrebbe allungarsi ancora, quasi all’infinito:
I leader di tre diversi Paesi sono morti dopo aver bloccato la distribuzione dei vaccini sperimentali COVID-19. Tutti e tre i Paesi hanno preso la decisione di distribuire i vaccini ai loro cittadini solo dopo la morte dei loro leader. Uno di questi era il presidente haitiano Jovenel Moise, che è stato assassinato nel mese di luglio nella sua casa di Port-au-Prince da un gruppo di mercenari. Poco tempo dopo che il presidente della Tanzania John Magufuli aveva dichiarato i vaccini come pericolosi, è morto a causa di un “disturbo cardiaco”. Subito dopo la scomparsa di Magufuli, la Tanzania ha ordinato un enorme carico di prodotti del valore di milioni di dollari per i suoi 60 milioni di cittadini. Magufuli, che era un ex insegnante di chimica, aveva anche cestinato i test PCR dimostrando come una capra e un frutto di papaia fossero risultati entrambi positivi al COVID-19. Il punto di vista di Magufuli sui test PCR è condiviso dall’avvocato internazionale dott. Reiner Fuellmich che ha lanciato una storica class action in Germania e negli Stati Uniti contro Christian Drosten e gli altri scienziati che hanno creato il protocollo di test PCR utilizzato per “diagnosticare” il COVID-19.
Il Burundi è stato il secondo Paese africano a rifiutare i vaccini COVID nel febbraio del 2021. Il ministro della salute, Thaddee Ndikumana, ha dichiarato ai giornalisti che la prevenzione è più importante, e “poiché più del 95% dei pazienti si sta riprendendo, stimiamo che i vaccini non siano ancora necessari”. Il defunto presidente del Burundi Pierre Nkurunziza era stato duramente criticato per non aver avanzato la nozione di iniezioni contro la SARS-CoV-2. L’attuale presidente Evariste Ndayishimiye, come è noto, descrive il virus come il “peggior nemico” del Burundi.
E’ così che, poco alla volta, e per una singolarissima coincidenza, tutti coloro che in ogni parte del mondo si sono schierati contro il sistema costruito dall’élite dei potenti della Terra e dalle massonerie, ne sono stati in qualche modo travolti. Fra le cause di morte si annoverano: suicidio, malori improvvisi, incidenti… o altro.
Il dott. Stefano Montanari di recente ha affermato che, se mai dovesse essere rinvenuto morto, non si sarà certamente trattato di suicidio. Le medesime parole sono giunte anche dall’avvocato sardo Linda Corrias, che si sta battendo in Italia per i diritti civili dei cittadini.
La Città Santa
«Vidi poi salire dalla terra un’altra bestia, che aveva due corna, simili a quelle di un agnello, che però parlava come un drago. Essa esercita tutto il potere della prima bestia in sua presenza e costringe la terra e i suoi abitanti ad adorare la prima bestia, la cui ferita mortale era guarita. Operava grandi prodigi, fino a fare scendere fuoco dal cielo sulla terra davanti agli uomini. Per mezzo di questi prodigi, che le era permesso di compiere in presenza della bestia, sedusse gli abitanti della terra dicendo loro di erigere una statua alla bestia che era stata ferita dalla spada ma si era riavuta. Le fu anche concesso di animare la statua della bestia sicché quella statua perfino parlasse e potesse far mettere a morte tutti coloro che non adorassero la statua della bestia. Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei.» (Apocalisse 13,11-18).
Il progetto della Microsoft di Bill Gates che usa microchip sottocutanei per “poter comprare o vendere” tramite una criptovaluta, ha – come già detto – il numero di brevetto 060606, che richiama il numero 666, lo stesso della bestia dell’Apocalisse. Mentre il documento di quattro vescovi e un cardinale «Sull’illiceità morale dell’uso dei vaccini a base di cellule derivate da feti umani abortiti» afferma chiaramente come i vaccini, contenenti cellule fetali umane abortite, derivati quindi dalle cellule di “bambini non nati, crudelmente assassinati, hanno un carattere chiaramente apocalittico e possono presagire il marchio della bestia (cfr. Ap 13,16)».
Ma coloro che si contrappongono, i fedeli dell’Agnello (Ap 5,6), segnati con il suo nome e il nome del Padre (Ap 7,4; 12,17), che si saranno rifiutati di portarne il marchio sulla fronte e sulla mano, resistendo fino alla fine fra la furia e le persecuzioni che il mondo riserva loro, saranno salvati.
Essi rappresentano il resto della discendenza della donna vestita di sole, coloro che osservano i comandamenti di Dio e sono in possesso della testimonianza di Gesù (cfr. Apocalisse 12,17).
E’ attraverso la devozione a Lei, indiscussa Regina Coeli, cui Bergoglio ha negato qualche tempo fa anche il titolo di Regina, e la cui stirpe – Cristo Gesù – schiaccerà la testa all’antico serpente (cfr. Genesi 3,15), che si riaprirà definitivamente per l’umanità nuova la via sbarrata all’«albero della vita» dal peccato dell’uomo (cfr. Genesi 3,22; Apocalisse 22,2):
«Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c’era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono:
“Ecco la dimora di Dio con gli uomini!
Egli dimorerà tra di loro
ed essi saranno suo popolo
ed egli sarà il ‘Dio-con-loro’.
E tergerà ogni lacrima dai loro occhi;
non ci sarà più la morte,
né lutto, né lamento, né affanno,
perché le cose di prima sono passate”.
E Colui che sedeva sul trono disse: “Ecco, io faccio nuove tutte le cose”.» (Apocalisse 21,1-5a).
12 settembre 2021
Santissimo Nome della B. V. Maria